Fiumani vs Maroccolo. Non è un incontro di pugilato (anche se Fiumani non se ne farebbe specie) né un incontro di calcio (e qui Maroccolo, già portiere della Dinamo Rock, ne sarebbe più ferrato), è un incontro di parole, di idee, di argomenti, di racconti, di fatti tra due persone intelligenti, e rare, del nostro rock. E’ un incontro in un salotto aperto, con spettatori attenti e curiosi – almeno così speriamo – dove ci sarà da emozionarsi, da imparare, da confrontarsi su cosa significhi, oggi, essere degli artisti a 360 gradi. L’appuntamento è per lunedì 9 febbraio alle 21,30 al Nuovo Camarillo in via Settesoldi all’interno della rassegna curata da Pratosfera “NEUF – Non è un festival”.
Non è qui la sede per fare una storia dei due protagonisti: ci vorrebbero dei libri (e già ce ne sono) e per quelli che hanno poco tempo o ne sono proprio digiuni c’è Wikipedia. Mi limito qui a ricordare, per quanto la memoria mi assista, quali sono stati in passato i territori comuni. Dove, insomma, quest’incontro si è già consumato e quali frutti ha dato.
Partiamo da lontano. 1984. IRA records, Firenze. “La nuova musica italiana cantata in Italiano”, declamava lo slogan, e in qualche modo segnava quello che già era un movimento. E Litfiba e Diaframma di questo movimento ne erano i protagonisti indiscussi. Non so a chi venne l’idea di fare sì che i due gruppi si unissero per un singolo in comune, però accadde. Un pezzo dei Diaframma, “Amsterdam”, fu riarrangiato da Francesco Magnelli e suonato “in doppio”. Due di tutto. Le due voci dei cantanti, Pelù e Sassolini, si passavano il testimone sovrapponendosi ma senza mai rinunciare alle proprie peculiarità; le due chitarre di Fiumani e Renzulli erano riconoscibilissime nelle loro parti, così come i due bassi di Cicchi e Maroccolo, marziale il primo quanto poetico il secondo, giocavano a farsi da contrappunto. Solo i batteristi non dialogarono tra di loro, sostituiti per comodità in sala d’incisione da una drum machine (all’epoca si usava così). Un pezzo unico, nella storia del rock italiano, una bella esperienza su come due gruppi possano, di fatto, collaborare in toto. Quello che ne venne fuori fu un singolo su dodici pollici, in vinile trasparente, ora ricercatissimo dai collezionisti.
Un salto di dieci anni. Correva l’anno 1994. Maroccolo faceva già parte dei CSI e Fiumani dei Diaframma era già cantante, oltre che chitarrista, autore e assoluto responsabile. I Diaframma venivano da due album pubblicati con una major, la Ricordi, che vide in Fiumani un cantautore rock su cui puntare. Ma i compromessi sono stati sempre duri da accettare per uno spirito libero come lui, quindi quell’esperienza durò lo spazio di un contratto (due album) senza un ulteriore rinnovo. E dopo il disco della ritrovata indipendenza, l’autarchico “Anni luce” del 1992, due anni dopo, cosa più unica che rara, i Diaframma si affidarono ad un produttore artistico che non fosse lo stesso Fiumani. E quel produttore artistico era appunto quell’altro spirito libero che risponde al nome di Gianni Maroccolo. Il disco che ne venne fuori, “Il ritorno dei desideri” (un titolo che già era tutto un programma) è uno dei più belli – e forse troppo poco ricordati – della discografia fiumaniana. Maroccolo produce e suona il basso in diversi pezzi, mentre alle chitarre c’è anche un giovanissimo Riccardo Onori. Il disco all’epoca esce per Contempo records, e viene ristampato in vinile proprio in questi giorni.
Altri dieci anni di salto. 2004. Gianni Maroccolo, dopo anni di musica d’insieme, dopo essere stato una parte unica e fondamentale di tutte le storie di cui ha fatto parte, decide finalmente di realizzare il suo primo album solista. Il disco si chiama A.C.A.U., acronimo tuttora misterioso di cui il solo Maroccolo conosce il significato. Sottotitolo: La Nostra Meraviglia. Un disco che lo stesso autore definisce non solista ma “multisolista”, poiché se per la musica e gli arrangiamenti Gianni Maroccolo è il solo ed unico responsabile, si avvale dei testi e delle voci di molti artisti amici ed affini. Da Pelù a Battiato, da Godano alla Donà, da Carmen Consoli ad Agnelli, da Ferretti a Jovanotti. E, ovviamente, Federico Fiumani. Il pezzo in collaborazione si chiama “Delicato delirio”. Un pezzo anomalo, per entrambi. “I ragazzi della terza età, quando invitano una donna al ballo, si abbandonano leggeri un po’ stupiti ad ogni forma di vanità”. Ma per entrambi, la terza età, sia anagrafica che artistica, è ancora molto lontana. Per nostra fortuna.