#JeSuisCharlie

7 gennaio 2014.
Parigi, mattina.
Ratatatatatatatat!
Questo è un fucile mitragliatore AK-47 Kalashnikov… lo riconoscete perché fa un rumore caratteristico quando ve lo scaricano addosso!”.
Vedo la faccia di Gunny/Clint Eastwood in tuta mimetica che mi urla ad un palmo dal naso mentre guardo la foto (il video non ce la faccio) del terrorista che sta per freddare Ahmed il poliziotto ferito e steso sul marciapiede davanti alla sede di Charlie Ebdo.

Sono passate ormai almeno 36 ore da quando è successo tutto questo, scrivo e ancora non mi capacito, o meglio, una parte di me ancora non si vuol rendere conto di quanto sia stolta e crudele la cattiveria dell’ignoranza di gente armata.

Non un dio non una nazione ma l’ignoranza e di conseguenza la crudeltà armano quei pezzi di merda.

Anestetizzato da anni di guerre, bombe e attentati, leggo ogni giorno di morti ammazzati, donne, bambini, gente ignara in ogni parte del mondo ma il 7 gennaio 2014 a Parigi, non troppo lontano dalla mia Place de Vosges e da piazza della Bastiglia hanno scaricato mitragliatori su dei disegnatori di fumetti.

Disegnatori di fumetti.

Non premi nobel per la pace, grandi e importanti scrittori, politici, personalità strategiche di un paese o di un continente. Hanno sparato e ammazzato dei disegnatori di fumetti, correttori di bozze, poliziotti che cercavano di difenderli.

Sono 36 ore che penso a questo. E sono quasi 24 ore continuative che non faccio altro che postare commenti, approfondimenti, vignette di altri disegnatori satirici.

Disegnatori di fumetti, dei nerd con una matita in mano ed un foglio bianco davanti.
Disegnatori di fumetti, gente che dal vuoto crea una storia, sintetizza concetti e momenti complessi, usa l’ironia anche la più dura e violenta possibile per (ri)svegliare pensieri e coscienze.Hanno ammazzato con fucili automatici disegnatori di fumetti satirici, persone miti, persone pericolosissime.

Disegnatori di Charlie Ebdo che non avevo mai letto prima, vi piango, vi penso. Vi ringrazio.