Da venerdì 12 a domenica 14 dicembre al Teatro Fabbricone di Prato (venerdì e sabato ore 21, domenica ore 16), arriva Furia Avicola (uccelli impazziti), l’ultimo lavoro del drammaturgo e regista argentino Rafael Spregelburd, coprodotto dal CSS Stabile di Innovazione del FVG con Fattore K e diretto dal drammaturgo insieme a Manuela Cherubini – traduttrice e ormai curatrice “ufficiale” dell’opera dell’artista.
Già molto apprezzato in Italia per la sua scrittura post-moderna e multifocale (Ronconi ha messo in scena due suoi testi), con Furia Avicola Spregelburd disegna l’immagine dell’Europa, con le sue certezze, le sue contraddizioni e le sovrastrutture culturali da cui è difficile prescindere.
Passando per un intermezzo quasi burlesco sulla babele delle lingue e dei contesti di senso, la drammaturgia dello spettacolo giustappone due atti unici sul valore e sui paradossi dell’arte, sulla fine dell’arte, della visibilità, del significato, sull’assurdità della burocrazia, e coincide con una potente riflessione sul senso e le conseguenze della crisi nel nostro tempo.
Sulla scena si parla di come i media modellano la nostra vita, su come ne definiscono le priorità e l’agenda. «Sono rimasto affascinato – afferma Spregelburd – da come è stato trattato il caso di quella anziana donna, che in un paesino nei pressi di Saragozza, aveva a suo modo “restaurato” un affresco. È un dei temi che percorre lo spettacolo. Un “Ecce homo” di un mediocre pittore del primo Novecento e il trattamento catastrofico dell’improvvisata “restauratrice” (che l’aveva trasformato in un “Ecce Scimmia”) sono diventati su giornali e internet una tormentone estivo. Che a quel paesino frutta ora code di visitatori e alla 83enne ‘pittrice’ la consulenza presso un’agenzia pubblicitaria. La vicenda dell’Ecce Homo mi ha spinto a domandarmi perché tanta gente si mette ora in fila per vedere lo “scandaloso” restauro. È la stessa ragione che li porta a fare la fila al Louvre per vedere la Gioconda, capolavoro che già conoscono?».
Lo spettacolo fa anche il punto sulla crisi dell’Euro e dell’Europa «sulla finzione che è dentro la parola crisi – puntualizza l’artista–, perché si tratta in fondo di una parola, di un effetto del linguaggio. E il linguaggio è un modo per rappresentare e semplificare il mondo, e come tale si piega ai diktat del potere e ai suoi ordini. Il mio teatro guarda invece al mistero e al divertimento, che in noi suscitano il caos e il caso. Che per fortuna sono disordinati. Come uccelli infuriati. Angry birds».
Protagonisti in scena cinque attori: Rita Brütt, Fabrizio Lombardo, Laura Nardi, Deniz Özdoğan e Amandio Pinheiro, (affiatato gruppo multilingua emerso dal lavoro di Spregelburd e Cherubini all’École des Maîtres 2012).