A raccontare il mondo dello skate a Prato e dintorni è Antonio Cipriano, skater di lunga data che vive tra Vinci e Prato. Jonathan Cintura lo ha fotografato durante le sue evoluzioni pratesi mentre Andrea Falconi ha girato un bel video allo skatepark del nExt Emerson.
Da quanto tempo pratichi? E come e dove hai iniziato?
“Pratico da 10 anni. Tutto è iniziato quando mio fratello ha comprato Tony Hawk per la playstation uno. Vedendo quei video mi sono appassionato, da prima ho comprato una tavola giocattolo con le placche di plastica laterali e la gomma dietro che ho utilizzato per più o meno una settimana. Poi ho comprato uno skate semi-professionale della Rochas e ho usato quello. All’inizio ci andavo seduto. Comunque ho iniziato in Sicilia, a Capo d’Orlando”.
Ti alleni solo o sei in gruppo? Hai o hai avuto amici con cui condividi questa passione?
“Giù in Sicilia avevo due o tre amici con cui skeitavo. All’inizio eravamo proprio nemici, soprattutto io ed un mio amico, ognuno ha iniziato individualmente. Poi ci siamo legati e ancora oggi siamo molto amici. Anche quest’estate abbiamo skeitato insieme. Qui avevo un amico di Cerreto ma lui adesso è impegnato con l’università e deve studiare. C’è anche un gruppo di ragazzi di Firenze un po’ più piccoli di me. Comunque non skeito mai con le stesse persone, a volte con amici occasionali a Vinci o ad Empoli, a volte vengo qui al Park, a volte da solo. Un gruppo fisso non ce l’ho”.
Dove pratichi di solito?
“Vinci, Empoli, Firenze Campo di Marte, l’Emerson, Prato, a Pisa alla Bowl, alla rampa di Coltano. Sono stato anche a Livorno allo skate park al chiuso e al Lido di Camaiore. Queste sono più o meno tutte le zone che ho visto qui”.
Ci sono posti che si prestano più di altri per lo skate?
A me piace molto Empoli. Panchine di marmo e flat liscissimo. Mi piace stare tra le persone mentre skeito, non isolarmi. Mi piace che venga la signora a richiamarmi “guarda che rovini la panchina” e io le rispondo “signora guardi, qui come in tutto il mondo questo sport non è molto considerato e non abbiamo ciò di cui abbiamo bisogno, quindi si sfrutta le strutture che si trovano”. Tanto una panchina è un blocco di marmo in fondo, non è che lo sciupi più di tanto, ti puoi sedere ugualmente, non causi danni grossissimi”.
Quindi molti skater skeitano per strada semplicemente perché non hanno le strutture adeguate?
“No, anche perché è bello. Ti dà un senso di libertà, te vai per strada, trovi una scalinata e te la fai. È anche questa libertà che ci spinge, provare a fare i nostri trick con quello che trovi. Tu magari vai per strada in un posto dove non ci sono rampe e provi le tue cose. Così ti migliori, trovi quello di cui hai bisogno anche quando non c’è. A Empoli c’era un tendone con delle sbarre di ferro. Io e un mio amico ci siamo fatti uno skate park in cinque minuti con dei pezzi di un prefabbricato e abbiamo passato lì la serata. Ci divertiamo anche con niente, cosa che gli altri a mio avviso non sanno fare”.
Quali sono i primi passi nella disciplina? Quali sono le prime cose da imparare?
“Io ho iniziato andando seduto, avevo le vertigini. Poi ho iniziato ad andare in piedi, a capire con quale piede bisogna spingersi, regular (avanti con il piede sinistro) o goofie (letteralmente: Pippo, avanti con il piede destro), capire la posizione dei piedi. La prima cosa è spingersi e camminare. A me, che sono regular, veniva più facile girare a destra dalla punta del piede. Quando uno poi impara a muoversi e a saltare gli ostacoli (ollie) ha imparato le basi secondo me”.
Sono numerosi gli skater a Prato?
“Rispetto a Empoli di sicuro sì, sono numerosi e sono in crescita. Da quando c’è lo skatepark stanno aumentando, secondo me. Comunque è sempre una disciplina poco conosciuta e praticata perché la gente preferisce altri sport a questo. A mio avviso però, è uno sport speciale e uno ci deve entrare dentro per capire cosa ti trasmette. Ti dà un senso di vita, una marcia in più”.
Cosa ne pensa la gente di uno skater?
“Le ragazze magari sono attratte, in minoranza. Magari prediligono i ragazzi fighi per benino depilati che vanno in discoteca. Queste tendenze sono più per quelle più sveglie a mio avviso. Anche perché questi sport lo fanno solo all’estero, dove sono più svegli di noi negli sport, qui c’è solo calcio. Gli anziani ti possono giudicare come un bambino così come i miei coetanei. Alcuni mi dicono “hai trent’anni, ancora con lo skate”. Alcuni ti considerano come un bambino, altri come un grande, altri come uno sportivo, uno a cui piace la disciplina. Dipende”.
C’è differenza di trattamento tra quello riservato agli skater siciliani e quelli pratesi?
“Giù in Sicilia ti dicevano qualcosa. Ad esempio avevamo una rampa per il pattinaggio dove gli skater non potevano andare. Abbiamo dovuto lottare per poter andarci. Poi la rampa, visto che era in riva al mare, ha preso la salsedine ed è stata sostituita da un comunissimo parco giochi come ce ne sono migliaia. Una felicissima idea del comune. Adesso il mio sport giù in Sicilia non lo pratica più nessuno. Qui invece c’è molta gente appassionata, molta gente che la pensa come me. Ci sono anche strutture disponibili, c’è lo skatepark sul viale galilei, l’Emerson, qui il trattamento è migliore, soprattutto a Prato e Firenze. C’è lo skatepark a Campo di Marte. A Empoli c’era una mini ma l’hanno tolta e ora skeitiamo in Piazza Vittoria. A volte skeitiamo anche nei parcheggi della Coop ma ci andiamo solo in casi estremi perché ci mandano via. Ricordo che a Empoli è capitato un signore a cui ho chiesto “è sua questa bici?” riferendomi ad una bicicletta appoggiata ad una panchina che mi intralciava. Mi ha detto di no e così io ho spostato la bici. Poi mi fa “non è tanto bello il lavoro che state facendo” e io gli rispondo come ti ho detto prima “qui come nel resto del mondo gli skater usano le strutture che trovano”. Poi sembrava anche piuttosto convinto. Cos’è successo poi: era con la moglie e il figlioletto, il figlio finisce di mangiare il gelato, prende la coppetta e la lascia sulla panchina. Parliamo di rispetto? Te butti le cartacce a terra, sporchi con la coppetta del gelato, io scivolo su una panchina con un po’ di cera. Questo è un piccolo episodio, la gente sì valuta, ma guardati anche te prima!”.
Cosa ne pensi del nuovo skatepark sul Viale Galilei?
“È una bella idea, è un posto di ritrovo, un luogo dove allenarsi e divertirsi, conoscere nuove persone. L’unica cosa è che c’è l’obbligo delle protezioni, ci sono rampe anche alte ed è giusto portare le protezioni ma per uno come me che non è abituato magari il casco mi da un po’ noia.
L’unico svantaggio è che in una giornata di pioggia uno si attacca, qui non ci si può skeitare. Sarebbe bello un palazzetto al chiuso, coperto.
Qui poi non è aperto sempre. Come idea comunque è molto bella, hanno dato spazio anche a noi”.
Ci sono problemi per il fatto che le rampe sono all’aperto?
“No. alcune rampe, le più grandi, sono fatte di metallo, le altre sono di legno con sopra la resina, per la pioggia non ci sono problemi. Era peggio in Sicilia che c’era la salsedine”.
Cosa significa per te “skeitare”?
“Per me è vivere. Nel senso, è come essere liberi. Io ho iniziato a quindici anni e per me vivere fino a quindici anni è stato come un sogno, poi è stato come se qualcuno mi avesse dato uno schiaffo e mi avesse fatto cambiare da così a così, ho capito cos’è la vita. Andando in skate rievoco tutti i momenti in cui ero giovane, sto sempre in movimento, conosco nuove persone, mi confronto con gli altri e ho capito che gli sport individuali migliorano te stesso. Gli sport di squadra sono utili per imparare il gioco di squadra e stare con gli altri, specie quando sei più piccolo ma se rimani scarso rimani in panchina. Invece se ti metti da solo ad imparare uno sport migliori e ti puoi confrontare con gli altri. Quindi non sei mai solo, ma non devi stare seduto in panchina ad aspettare che il mister ti chiami in campo. Cioè, tu, quando vuoi vai, in qualsiasi posto tu sia. Nel calcio e nel basket, ad esempio, invece hai bisogno del campo. Per andare in skate ho bisogno solo della tavola e posso andare dovunque, a meno che non ci siano strade particolarmente ruvide. Le strade comunque sono asfaltate e lisce, in generale. È come essere un supereroe, essere diverso dagli altri, come volare. Mi da proprio un senso di libertà, svegliarmi, scatenarmi, sfidare la forza di gravità. Non lo so, è dieci anni che lo faccio e non mi sono mai annoiato. Questo sport, come lo snowboard o lo sci, ti danno un senso di libertà che altri, a mio avviso, non ti danno”.
Come si riconosce uno skater?
“Innanzitutto le scarpe. Lo capisci perché magari ha le scarpe incollate con la colla al caldo, oppure un po’ bucate. Poi il look, c’è lo skater un po’ più hip-hop e quello che si veste più stretto, rock anni ’70. Prima cosa comunque le scarpe, poi il look, magari la barbetta, i capelli lunghi, i rasta… Secondo me comunque lo skater è la via di mezzo tra un tamarro e una persona semplicissima, magari il prete della chiesa, sta nel mezzo. Non è né un secchione né un santone né un tamarro discotecaro. Sta nel mezzo. È uno stile che sta nel mezzo. Lo skate mi ha fatto capire che ci sono un sacco di cose bellissime e fighissime che magari gli altri non vedono. Magari poi le ragazze preferiscono i calciatori ma quelli prendono i miliardi, mica se le filano. Ognuno ha i suoi gusti e fa della vita quello che vuole ma una persona a cui piace il calcio non mi interessa”.
C’è qualche provvedimento che vorresti fosse preso nei confronti di voi skater?
“Che fosse uno sport visto di buon occhio. Alcuni rimangono stupiti perché non ci hanno mai visto ma di fatto è come una bicicletta. Poi è come un’arma di difesa. (ride). Alle istituzioni chiederei: ci sono dieci campi da calcio? Fateci almeno due o tre skatepark. Valorizzate di più questo sport anche se lo praticano in pochi. Magari se ci sono più strutture ci sono anche più persone invogliate a farlo”.
Dimmi un motivo per cui tutti dovrebbero provare a skeitare.
È come volare, essere liberi. Sei libero da ogni pensiero e ogni cosa, ritorni bambino. Questi movimenti poi allenano anche nella coordinazione dei movimenti, a me è rimasto facile imparare a guidare la macchina, uno schiocco di dita. È un allenamento mentale. Di fatto è solo una questione di testa, si tratta soprattutto di superare le paure. Poi, ogni cosa è possibile, basta volerlo. Da piccolo vedevo i video e adesso quelle cose riesco a farle anch’io. Per me è anche un allenamento per restare giovane. Tutti ci sentiamo forti ma arrivati ad una certa età non riesci più a fare le cose che facevi quand’eri giovane. Io invece non mi voglio limitare, voglio fare queste cose sempre. Comunque non lo so, sono sempre entusiasta e quando vado a skeitare penso “wah! Che bello!”. Ieri sera era mezzanotte e mezza, non riuscivo a dormire e mi sono detto “invece che stare a casa a non fare niente, a stare seduto, prendiamo la tavola da skate”. Sono salito in cima a Vinci e poi downhill a scendere, 60 all’ora e musica rock a palla. Ti sale l’adrenalina e la voglia. Ti senti allegro e positivo, arrivi a casa, ti corichi a letto e ti godi il sonno. Le medicine migliori sono una sana risata, una buona dormita e soprattutto lo skate”.
Il video è stato girato da Andrea Falconi al nExt Emerson e vede protagonisti Marco Fiaschetti, Simone Sacchetti, Gianluca de Simoni, Federico Borchi, Raffaele Nippi, Daniele Marzocchi, Alessandro Mistretta, Antonio Cipriano.
Dove skeitare a Prato e dintorni
nEXT Emerson. “Il centro sociale nEXt Emerson e’ un luogo autogestito, occupato nel settembre 2006, là dove prima sorgevano dei fabbriconi lasciati vuoti dal fallimento della ditta proprietaria”. Sono queste le prime parole della descrizione del centro che trovate sul sito. Si trova in via di Bellagio 15 – Firenze. In questo luogo alcuni ragazzi (Marco Fiaschetti, Raffaele Lippi, Massimo Bacci, Simone Sacchetti, Daniele Conte, Daniele Marzocchi, Michele Mazzurca, Federico Borchi, Davide Corti, Lorenzo Fiore) hanno costruito uno skatepark con le loro mani per sopperire alla mancanza di un luogo adatto allo skate durante la stagione invernale. Lo skatepark è interamente gestito da questi ragazzi che si occupano di tutto, comprese le pulizie.
URBAN SKATE PARK. Lungo il viale G. Galilei (angolo via G. Marradi a Prato) ormai da un anno è sorto questo meraviglioso skatepark per gli amanti di skate, BMX e chi più ne ha più ne metta. Apre alle 15, si può andare semplicemente per divertirsi o per partecipare ai contest organizzati periodicamente. Necessario casco e strumenti di protezione, riservato ai possessori di tessera acsi.
Alcuni skater con cui abbiamo parlato si sono lamentati del fatto che a Prato, Firenze e dintorni manca una vera struttura dove skeitare. Certo, i luoghi che già esistono sono validissimi e completi ma certe volte non raggiungibili per i più sfortunati. È stata avanzata la proposta di consentire l’utilizzo di una piazza per fini sportivi, provvedimento già preso in numerose città italiane. Ho sentito anche lamentele riguardo al fatto che molti skatepark a giro per l’Italia sono stati costruiti da persone che non hanno niente a che fare con questo mondo, quindi risultano pressoché inutilizzabili. Forse non si dà l’importanza che merita a questo sport? Questa disciplina dovrebbe essere presa maggiormente in considerazione da chi di dovere? Secondo gli skater, quelli che hanno a che fare più di tutti con questo mondo, sì.