Da oggi Prato ha un nuovo cittadino: il regista Luca Ronconi. Nel 50° anniversario della riapertura del Teatro Metastasio dopo la fine della guerra, l’Amministrazione comunale ha deciso di insignire Ronconi dell’onorificenza – la decima nella storia della città dopo il conflitto mondiale – in segno di ringraziamento per aver fatto del Met un palco di fama internazionale con quel “Laboratorio di progettazione tearale” che allora era solo una scommessa e che si rivelò ben presto come fucina di grandi talenti ed innovazioni e come punto di riferimento e modello per la scena artistica italiana e non solo.
“Non c’era un modo migliore e più bello per festeggiare il 50° anniversario della rinascita del Metastasio e il 40° del Fabbricone – ha concluso il sindaco Matteo Biffoni – Oggi celebriamo infatti un grande uomo di cultura e la scelta di far nascere qui a Prato quel Laboratorio di progettazione teatrale che diede alla città un ruolo guida nella scena artistica internazionale. Siamo davvero onorati che un nostro concittadino abbia contribuito a scrivere la storia del teatro italiano”
Ecco l’intervento integrale del regista tenuto stamattina nella sala del consiglio comunale.
“Innanzitutto tutta la mia riconoscenza e sorpresa per questa onorificenza che mi viene concessa. Io non sono un uomo di grandi parole. La mia attività è tutta quanta nella pratica. Vediamo un pochino se mi riesce di tirare un po’ l’elastico e andare un po’ al di là delle quattro parole usuali e generiche di ringraziamento.
Ciò di cui si è parlato è di qualcosa che succedeva 50 anni fa. Poi ovviamente la mia esperienza artistica ha preso altre strade, ho diretto teatri stabili, ma ho sempre ritenuto il perno l’esperienza che facemmo qui a Prato, in cui con una totale autonomia abbiamo potuto fare per Teatro, con tanti personaggi come Umberto Eco per la letteratura, o Gae Aulenti per l’architettura erano molto interessati a quello che stava succedendo a Prato. Non era un luogo di aristocrazia teatrale, era un luogo di pratica, di prassi. Io posso continuare a dire, che già da allora come ancora, per quanto mi è possibile adesso, continuo a immaginarmi il teatro come un luogo di conoscenza. Quella è stata qui, e continua a essere la mia vocazione. Non come un luogo di spettacolo o di manifestazione esteriore di artisticità. Conoscere gli altri, conoscere il mondo, conoscere la complessità delle relazioni umane.
Il sindaco ha detto “un possibile teatro per il futuro”: il futuro è andato in tutta un’altra direzione. Ma io penso che invece ci sarà un altro futuro rispetto a quello che stiamo vivendo. Noi stiamo vivendo, molto in teatro, una specie di enfasi dell’ “io”, laddove io invece ho sempre cercato di perseguire, nessuna enfasi, ma solamente una considerazione del “noi”. Adesso questa enfasi è tutto sommato determinata da tanti fattori: anche magari da fattori economici. Per cui è difficile oggi, proporre un laboratorio come fu quello nostro a Prato.
Esiste un futuro anteriore, un futuro attuale e un futuro posteriore. Passati gli ottanta, io voglio pensare che ci sia un futuro posteriore, che assomigli di più al futuro anteriore che a quello attuale. Grazie.”