Prato, 1970. Un uomo assiste alla demolizione della vecchia casa di famiglia, sa che quelle macerie non basteranno a coprire i ricordi e a salvarlo da un segreto che si porta dietro dalla fine della guerra. Allora era solo un bambino e come tanti, insieme alla famiglia, ha vissuto con angoscia e dolore un anno tragico, il 1944: l’occupazione nazi-fascista, la città bombardata sistematicamente dagli Alleati, i rastrellamenti di tanti innocenti. La sua è una storia comune, ma a differenza di quasi tutti gli altri, dopo la guerra non ha mai potuto avere pace.
“Quello che rimane” è uno spettacolo prodotto dal Consorzio Santa Trinita insieme all’Associazione Teatrale Allincontro col patrocinio di Provincia e Comune di Prato, in occasione della ricorrenza dei Settanta anni della Liberazione della città. Scritto da Tommaso Santi, con la regia di Massimo Bonechi, interpretato da Andrea Bacci, lo spettacolo racconta una storia di pura fantasia, ma che nasce da un lavoro di ricerca storica e di raccolta di testimonianze, non tanto per ricordare una serie di eventi che hanno colpito la città nella Seconda guerra mondiale, quanto per ricreare un contesto storico reale e la quotidianità di quei giorni. Lo spettacolo andrà in scena dall’8 al 10 ottobre al Convitto Nazionale Cicognini (ore 21,15, ingresso 7 euro).
La presentazione dello spettacolo. “A settant’anni dalla liberazione di Prato abbiamo voluto ritornare a quel tempo, gettando un ponte che arrivasse fino ad oggi con la volontà di riflettere sulla nostra storia e su quello che siamo diventati. Gli anniversari a volte rischiano di ridursi a semplice celebrazioni, buone per una giornata e per scordarsele il giorno dopo. Ma servono: per spingerci a non dimenticare, per capire, per misurare le nostre scelte. Per costruire il futuro. Già, la guerra. Quella lontana e terribile di settant’anni fa oppure quelle frequenti e vicine che quotidianamente ci circondano. La guerra che ci allontana dalla libertà, che rende difficile la vita di tutti i giorni, che rende tutto una conquista: stare sotto le bombe o con un fucile in mano ci spinge a capire la nostra umanità, a misurare il nostro coraggio, a confrontarci con i nostri limiti, fino al punto di costringerci a scegliere. Per sopravvivere, per paura, per disperazione.”.
Info e prenotazioni: [email protected] – tel. 348.6898236