Un teatro che guarda in faccia la realtà, la comprende, la cavalca. E’ l’estrema sintesi di quello che il nuovo presidente Massimo Bressan ha in mente per il Metastasio. Bressan ha introdotto stamani la squadra che lo affiancherà con “ha caratteristiche che mi confortano” e sotto lo sguardo attento dei direttori Magelli e Luconi ha fatto il punto sulla situazione “teatro nazionale”: “Il quadro non è chiaro – ha detto – posto che il Met è in grado di correre per diventare teatro nazionale anche da solo (e quindi senza la Pergola ndr), dobbiamo capire se ci conviene farlo oppure no. Non ci sono preclusioni in questo senso, stiamo ancora studiando”.
Ma sono soprattutto le parole usate nella sua presentazione e nelle risposte alle domande dei giornalisti che forse si capisce meglio il “disegno” del Metastasio del futuro. Un futuro che ruota intorno a sei cardini, fatti di una rete di rapporti e relazioni sempre più grande, di sperimentazione e innovazione, di rapporti con enti e aziende che possono dare un contributo innovativo al teatro fatto a Prato. Tutto questo in un discorso che ha intrecciato profondamente cultura, sviluppo ed economia.
1) Apertura
Al resto del mondo, alle collaborazioni. “Sono convinto che la cultura, il teatro, l’arte – ha spiegato Bressan -debbano essere uno stimolo per comprendere la realtà che ci circonda, soprattutto in anni di radicali cambiamenti come quelli che stiamo vivendo. Quindi è nostra intenzione aprirci al resto del mondo, essere ricettivi agli stimoli, ampliare le prospettive, intrecciare quante più collaborazioni possibili in Toscana, in Italia e all’estero (per questo nel cda c’è Isabelle Mallez ndr), consapevoli del fatto che siamo a Prato, una città che è tra i pochi luoghi in Toscana che vive i cambiamenti in contemporanea con il resto del mondo. E questo vuol dire che per natura, a Prato abbiamo molti più strumenti di altri per capire cosa succede intorno a noi. Vediamo se il teatro riesce dove gli economisti finora hanno fallito”.
2) Sviluppo
“La questione economica è in cima alle mie preoccupazioni, insieme alla questione teatro nazionale. Sarebbe irresponsabile non ci fossero. Da una parte dobbiamo gestire e potenziare il teatro e la fondazione, dall’altra tessere nuove relazioni artistiche, economiche e culturali con l’obbiettivo di mantenere e di conquistare un ruolo come minimo regionale e nazionale. Per farlo abbiamo bisogno di piani di fattibilità e di piani di crescita veri e propri, e in questo caso ci tornerà molto utile la figura di Paolo Caselli”.
3) Qualità
“Nonostante i tagli progressivi subiti, il Metastasio è riuscito a offrire sempre programmi di grande qualità. Al Metastasio si sono competenze e professionalità. E uno dei nostri principali obbiettivi è continuare mantenere un livello di caratura nazionale. Siamo arrivati da pochi giorni e devo dire che abbiamo trovato ottimi programmi già pronti”.
4) Produzione e innovazione
“E’ la vocazione di sempre del teatro a Prato, quella della sperimentazione – ha spiegato Bressan – e mi piacerebbe che alcune delle nostre future relazioni fossero con università e aziende. Non sto parlando solo di sponsorizzazioni per sostenere il teatro, ma anche e soprattutto di innovazione tecniche legate alla meccanica, ai tessuti e alle luci, tanto per fare qualche esempio. Il Fabbricone, tra l’altro, usa macchine sceniche create ad hoc decenni fa. Tornare a sperimentare con la scena, mettere in piedi dei veri e propri laboratori su questo tema e coinvolgere altre realtà e competenze specifiche, tornare insomma a sperimentare in questo senso è un obbiettivo che mi piacerebbe raggiungere”.
5) Formazione
“Esiste una vasta rete di attività formative legate al teatro a Prato – ha detto Bressan – da una parte dovremo svilupparla nel miglior modo possibile, se poi del teatro Magnolfi riuscissimo a fare un polo didattico-formativo sullo spettacolo sarebbe una bella cosa”.
Anche il direttore del Met Paolo Magelli è intervenuto: “E’ quasi imbarazzante ma sono molto contento per questo cda, lo dico senza retorica. Perché secondo me il teatro deve essere un faro per la città, un centro di cultura e non solo un posto dove si va a comprare un biglietto”.