“La disobbedienza civile è il rifiuto da parte di un gruppo di cittadini organizzati di obbedire a una legge giudicata iniqua, attuato attraverso pubbliche manifestazioni. La locuzione (civil disobedience) fu introdotta nel 19° sec., negli USA, dallo scrittore e filosofo H.D. Thoreau, imprigionato per essersi rifiutato di pagare le tasse legate alla guerra contro il Messico. La disobbedienza civile acquistò risonanza politica in India con il movimento di resistenza passiva proclamato su ispirazione di Gandhi dal comitato del congresso panindiano di Delhi (1921); iniziato con la salt tax protest march (marcia dall’interno alla costa per procurarsi il sale contro il monopolio britannico), ebbe fasi sempre più acute (nel 1930 fu estesa a ogni attività in rapporto col governo) e fu rilevante nel processo d’indipendenza dell’India. Negli anni 1960 ebbe diffusione negli USA a opera del movimento per i diritti civili promosso da M.L. King contro la discriminazione razziale. Anche la guerra del Vietnam portò a un vasto movimento di disobbedienza civile da parte dei giovani che si rifiutavano di ottemperare all’obbligo del servizio di leva. In Italia, dopo il riconoscimento dell’obiezione di coscienza al servizio militare (1972), campagne di disobbedienza civile sono state condotte soprattutto dal Partito radicale (su temi come la liberalizzazione dell’aborto e delle droghe leggere) e dal movimento pacifista”.
Eccola qui la definizione che l’enciclopedia Treccani dà del concetto di disobbedienza civile, una spiegazione chiara che ci aiuta a focalizzare e a definire meglio l’azione di protesta che sta portando avanti a Vaiano Lorenzo Baggiani del Forum Toscano del Movimento per l’acqua contro Pubbliacqua. Come ha scritto Il Tirreno – che lo ha definito disobbediente civile – da tre anni Baggiani sta decurtando da ogni fattura che Publiacqua gli recapita a casa, la quota di remunerazione destinata all’azienda, in quanto questo tipo di compenso sarebbe stato abrogato dal Referendum 2011 e dalla legge che ne è conseguita. Come lui, altri mille utenti tra Prato e Pistoia. Ma, se queste persone agiscono in nome di una legge in vigore, non vi pare quantomeno inesatto definirli disobbedienti civili?
Come va da tempo dicendo Fabiana Fabbri – una delle rappresentanti del comitato Acqua bene comune Prato – sono i gestori e l’Autorità di ambito territoriale Ato a non rispettare il referendum e la legge. Publiacqua, infatti, avrebbe reinserito – legittimata dall’intervento dell’Authority per Autorità per l’energia elettrica, il gas e il servizio idrico (Aeeg)– la medesima remunerazione semplicemente chiamandola in altra maniera, ossia: oneri finanziari e fiscali dell’azienda.
Il Comitato Acqua bene comune sono anni che si organizza per sensibilizzare la cittadinanza sull’argomento e incitarla a una reazione. La remunerazione legata all’investimento effettuato da parte dei gestori, abrogata dal referendum – con cui, non dimentichiamolo, 27 milioni di cittadini italiani si erano espressi per una gestione dell’acqua che fosse pubblica e fuori dalle logiche di mercato – ma tornata sotto altra forma, è pari al 13,76% della bolletta… e per non pagarla il Comitato va da sempre sponsorizzando un’unica soluzione: spedire due raccomandate all’Ato e a Publiacqua per chiedere la decurtazione di quella percentuale e – di fronte a un loro no – procedere all’atto estremo: l’autoriduzione della bolletta. Il principio a cui si appellano – e che non fa una grinza – è, infatti, uno: “Pagare solo quel che è giusto pagare secondo la legge».
Eppure, gestore e autorità, protetti da quanto stabilito dall’Aeeg, fanno orecchie da mercante alle raccomandate e la voce del leone di fronte alle auto-riduzioni della bolletta. A Baggiani, “alla settima autoriduzione – come riferisce il Tirreno – Publiacqua gli ha inviato, il 5 agosto scorso, una letteraccia con la quale gli intima di pagare il conto (complessivamente 177,32 euro) altrimenti il contatore verrà chiuso (entro 20 giorni) e l’erogazione dell’acqua terminerà”.
Ma cos’è nel dettaglio che fa dormire al gestore sonni tranquilli? Secondo quanto spiegato a più riprese da Rita Biancalani, pratese, portavoce del Forum toscano movimento per l’acqua, dopo pochi mesi dal referendum abrogativo, l’Aeeg, ha emanato un Metodo tariffario idrico transitorio poi confermato il 27 dicembre 2013 per introdurre in sede di fatturazione una nuova voce “quota per oneri finaziari e fiscali”, aggirando quanto il referendum e la conseguente legge avevano abrogato.
A questo punto una banale considerazione sorge spontanea: chi sono i disobbedienti (in)civili in questa storia?
Indignarsi è il minimo, autoridursi la bolletta il massimo…