Una lettera scritta di getto, per spiegare il motivo che ha portato Bobo Rondelli a dedicare un intero concerto ad un maestro della poesia in musica, Piero Ciampi. “Ciampi, ve lo faccio vedere io” si intitola lo spettacolo in scena domani sera, 31 luglio, alla Rocca di Carmignano (ore 21.30, ingresso 8 euro) per il Festival delle Colline 2014. Una prima assoluta per uno spettacolo tanto atteso dagli amanti della canzone d’autore italiana.
La critica si è spesso spesa in paragoni tra i due, forte anche delle tracce lasciate da Rondelli nel corso della sua carriera: “Io e te, Maria” (presente nell’album “Disperati, intellettuali, ubriaconi”, registrato con Stefano Bollani), “Il vino”, “Il merlo”, “Tu no”, “Sul porto di Livorno” sono alcune perle del repertorio ciampiano interpretate dall’ex voce degli Ottavo Padiglione.
Ecco la lettera pubblicata dal Corriere Fiorentino stamattina dal titolo: “Noi due figli di una madre di mascalzoni”.
“Cari lettori di giornali di oggi e di ieri, mi hanno chiesto di scrivere qualcosa su me e Ciampi.
Sinceramente avrei evitato volentieri, perché io canto e cantare mi porta a salire sugli alberi come le scimmie. Scrivere invece ti fa scavare nel perché, nel per chi, nel per cosa di un uomo, anzi in questo caso di due: io e lui.
L’ idea di cantare Ciampi mi è venuta perché…usando parole sue “è perché sono senza una lira” e quindi è un aiuto che chiedo a Piero come lui lo chiedeva al Merlo.
Amo le sue canzoni senza filtri e allo stesso tempo così eleganti come lo sanno essere le poesie.
Ciampi ha distrutto il linguaggio della canzone italiana: Vasco Rossi ne ha raccolto i frutti, anche nell’interpretazione molto vera e sgraziata della voce.
Ciampi forse ha avuto più forza e coerenza di tutti nel voler vivere le sue parole fino in fondo, quasi fossero preghiere scritte per narrare la vita di un uomo devoto all’amore, un Don Chisciotte in continua lotta contro gli avidi e prepotenti, un grande artista talvolta scambiato per egoista, uno che doveva sempre tuffarsi nel fiume della vita senza poter stare in pantofole attento a dove si mettono i piedi, pur pagando e soffrendo di questo suo istinto animale verso bettole e libertà.
Mi permetto solo dire che la mia vita un po’ gli somiglia.
Altra cultura, altro stile il suo, ma lo stesso temperamento. Figli entrambi di questa Livorno dolce e tenera, madre piena di figli mascalzoni, dove si gioca a poker con le parole della vita, dove col mare di fronte si sogna di andare via per poi ritornare qui al paese dei balocchi dell’autodistruggersi, quasi a farne una gara.
Piero partì (forse con più coraggio) per un mondo più accogliente. io no, io son sempre qui.
Canto Ciampi anche perché forse so cantarlo, forse perché ormai lo cantano tutti e io, nato qui a 500 metri da lui me, ne sento il diritto .
E poi, se non piace me ne fotto. So che lui non me ne vorrà…
Tu Piero, prestami una canzone da far sentire allo spettatore perché sono senza una lira…a dire il vero non proprio, ma spendo tutto in alimenti familiari cene e amanti. L’ispirazione ha i suoi costi.
Grazie per avermi letto, io non l’avrei fatto.”
Bobo Rondelli