Adesso tutti vi diranno che ha vinto la squadra più forte, più solida, più logica (etc. etc.) quella che più di ogni altra ha mostrato il miglior calcio durante il Mondiale. E pazienza se nell’albo d’oro la Germania raggiunge proprio l’Italia con quattro titoli vinti, scavalcandola in classifica per il maggior numero di finali disputate.
Imbastiranno prosopopee sulla lungimiranza della federazione tedesca nell’investimento sui giovani (omettendone il costo), sulla fiducia concessa a un bravo allenatore che ha avuto la possibilità di “programmare” e portare avanti un discorso intrapreso dieci anni fa da Jurgen Klinsmann (a cui però faceva taaanta fatica tornare dal sole della Florida, allenando via email). Programmare, ovvero, la nuova parola magica, ripetuta come un mantra, in questo periodo di smarrimento del calcio italiano.
Aggiungendo due banalità tecniche: che Manuel Neuer è il più forte portiere del mondo (con buona pace di Buffon costretto a lasciare lo scettro condiviso negli ultimi anni con Casillas). E soprattutto che lui Leo Messi, non è Diego Armando Maradona. Ed è tutto vero, per l’amore del cielo. Ma diciamoci la verità è già venuto a noia.
Che Neuer fosse un mostro lo si era capito già nella finale di Champion’s League persa dal Bayern quando si presentò a battere uno dei cinque rigori contro il Chelsea. E che Messi non fosse Maradona, non occorreva certo questo mondiale per ribadirlo.
Detto questo il tiro al piccione, anzi alla Pulce, che si sta registrando in queste ore è veramente inverecondo, molto più del premio come miglior giocatore del torneo che Messi sia chiaro non meritava, così come non lo meritavano Robben o Van Persie, Neymar o Cristiano Ronaldo (lui si che ha toppato alla grande il mondiale) e che invece ha vinto. Premio che spettava di diritto a Rodriguez, capocannoniere e grande rivelazione del torneo con la simpatica Colombia.
Sia chiaro, chi vi scrive non è mai stato un particolare ammiratore di un calciatore da laboratorio, cresciuto volutamente senza né barba né personalità, perché funzionale al meccanismo Barcellona e a quello mediatico comunicativo dei suoi sponsor, preferendo di gran lunga l’antitesi Ibrahimovic, per l’appunto cacciato dal Barça. Ed è altrettanto vero che il diagonale spedito fuori a fil di palo è uno di quei palloni che solitamente non sbaglia.
Però le cattiverie che si stanno scatenando contro quello che rimane comunque uno dei migliori calciatori al mondo, appaiono eccessive, gratuite, dettate da quell’usanza quotidiana di svegliarsi la mattina, accendere il computer e rendere social la propria frustrazione, scaricando sulla vittima di giornata tutta la propria miseria. Tenuto conto che, se l’Argentina è arrivata in finale, gran merito va proprio alla pulce che si è dovuta far carico di un attacco che con Higuain e Aguero doveva essere stellare e che invece è arrivato all’appuntamento stanco e fuori forma.
Perché programmazione tedesca a parte, se l’attaccante del Napoli non avesse fatto la figura del fesso davanti al portiere tedesco, sparacchiando sul fondo un pallone regalato dall’unico svarione difensivo della Germania, adesso probabilmente saremmo a parlare di un’altra partita. Così come se l’interista Palacio fosse nero (anzi scusate, negro) e italiano come un suo predecessore in maglia nerazzurra, adesso un intero paese chiederebbe la sua testa, per il suo stop sbagliato in corsa e conseguente sciagurato pallonetto.
A conti fatti la più grande responsabilità di Messi è quella di aver convinto l’inutile Sabella (uomo ombra del caudillo Daniel Passarella, quello che per capirsi non voleva Maradona in Nazionale, e faceva a sberle con il comunista Socrates nella Fiorentina) a tenere a casa l’attaccante argentino più in forma della stagione, lo juventino Carlitos Tevez, che invece avrebbe fatto tanto comodo e Pastore del PSG. Il commissario tecnico argentino ha poi completato il capolavoro togliendo dopo il primo tempo l’uomo più in forma dell’Albiceleste, Lavezzi e ci auguriamo davvero che la scelta sia stata dettata da ragioni a noi sconosciute (strappo muscolare, attacco improvviso di diarrea, allucinazioni, aver scoperto via sms che gli bomba la moglie o la figlia a spregio, crisi epilettiche improvvise o shock anafilattico) altrimenti davvero meriterebbe un premio, quello della sostituzione meno azzeccata di tutto il mondiale. Dopo quella Balotelli-Parolo, si intende.
Detto ciò onore (si dice così quando ti girano le scatole) alla Germania, anche se un grande punto interrogativo permane, specie dopo la finale di ieri sera, a cui non è stata data una alcuna risposta tecnica.
Chi diavolo veste la Merkel?