Risultati clamorosi chiudono il secondo turno dei Mondiali. A casa Spagna e Inghilterra, deludono tutte le favorite.
L’Olanda che soffre contro l’Australia, vincendo di rimonta. L’Italia che perde con la Costa Rica, la Germania che pareggia grazie all’immortale Klose contro un rigenerato Ghana, l’Argentina che rischia seriamente la clamorosa sconfitta contro l’Iran e risolve la partita solo grazie a una perla del solito Messi allo scadere e ad un paio di belle parate dell’altalenante portiere Romero…
Parafrasando il filosofo Caparezza che cantava “il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista”, si può certo dire che questo secondo turno di girone, che si era aperto con il pareggio del Brasile contro il Messico, pardon contro Ochoa, e che ha già decretato l’eliminazione tra le altre di Spagna e Inghilterra, ha ridimensionato le ambizioni di tutte le presunte “ammazza torneo.”
Sì, certo, la tentazione nel trovare nel mal comune un mezzo gaudio per i tifosi azzurri è molto forte, così come ricorrere al luogo comune “non ci sono più Cenerentole nel calcio d’oggi” dietro la quale si è trincerato Capitan Buffon al termine di una prestazione personale opaca.
La verità è che le squadre si sono livellate ormai da tempo immemore e a decidere gli incontri sono tre fattori: chi reagisce meglio al gran caldo, i colpi dei campioni e le sviste arbitrali che continuano imperterrite al di là delle nuove tecnologie.
E’ il caso della Nigeria che è tornata dopo sedici anni a vincere una partita del mondiale, contro la Bosnia di Pjanic e Dzeko, grazie al goal ingiustamente annullato allo stesso Dzeko sullo 0 a 0. Un errore decisivo che insieme al clamoroso palo colpito dallo stesso attaccante del Manchester City proprio allo scadere, rispedisce a casa la stessa Bosnia a cui l’allenatore aveva imposto la masturbazione come unica attività sessuale concessa durante il torneo (vedi articolo precedente “Sesso e mondiali”).
Unica eccezione alla regola del flop alla seconda è quella della Francia che, zitta zitta, passati i fasti di fine-inizio secolo, nonostante l’infortunio a Ribéry, rispolverando Benzema e con uno spietato Giroud ha ricostruito una squadra niente male, in gradi di mettere a segno otto reti in due partite. Se le tre reti contro l’Honduras erano preventivabili, fa sensazione la cinquina con cui ha trasformato la discreta Svizzera in una svizzerina.
E con questa battuta del secolo, possiamo congedarci per questa domenica, non prima di ricordare che il già citato Klose ha eguagliato il record di Ronaldo con 15 reti messe a segno in un mondiale, nell’attesa di gustarci un Belgio – Russia che prevede scintille, senza poter fare a meno però di citare un fantastico precedente.
Quello del 1986, quando la Russia era sempre Unione Sovietica e perse 4 a 3 ai supplementari, nonostante la tripletta di Bjelanov (che vinse il Pallone d’Oro e qualche anno dopo finì a rubare autoradio), al termine di una gara emozionante al pari dell’altro 4 a 3 più famoso di tutti i tempi. Dasaev in porta per i sovietici, Pfaff per i Belgi. Uno scontro epico tra due portieri da leggenda che, nonostante le sette reti, furono protagonisti superbi. Oggi ci saranno gli ottimi Akinfeev, che deve riscattarsi dalla peggior papera del mondiale, e Courtois, (che non ha ancora toccato un pallone con le mani) chiamato a far vedere al mondo tutto il suo talento.