Lunedì, al Vecchio Ospedale di Prato, il responsabile del Piano Controlli della Regione Renzo Berti ha incontrato pubblicamente i titolari di Pronto Moda e laboratori di confezione cinesi per rispondere alle domande e alle richieste di spiegazioni dettagliate sui controlli che partiranno il prossimo 14 luglio. Il Piano era stato già illustrato il 30 maggio, ma il ritardo d’inizio e i tanti interventi non avevano lasciato spazio sufficiente per dialogare con i presenti. E’ stato così deciso di recuperare questa possibilità con un secondo incontro.
Erano presenti dirigenti e tecnici delle ASL, il Consolato cinese, rappresentanti delle Associazioni di Categoria, Associazioni cinesi, una dirigente comunale in rappresentanza dell’Assessore all’Immigrazione Faggi e circa 150 persone cinesi e italiane.
Berti ha introdotto l’incontro confermando che da luglio a dicembre verranno effettuati i primi 1400 controlli, inizialmente con un ritmo di 4 aziende al giorno che verrà intensificato nei mesi successivi.
Entro i tre anni quindi tutte le aziende cinesi a Prato, Pistoia, Empoli e Firenze verranno controllate. Nessuna potrà evitare il controllo.
Berti è anche ritornato sul Patto di fiducia, chiarendo che si tratta di una proposta concepita per stimolare un serio piano di emersione dall’illegalità delle aziende cinesi.
Il Patto di fiducia può essere uno strumento importantissimo all’interno del Piano Lavoro Sicuro che intende premiare chi dimostrerà di volersi mettere a norma e colpire invece duramente con multe o chiusura e sequestro delle aziende, chi non vuole regolarizzarsi.
“I contenuti del Patto – ha spiegato Berti ai molti che hanno chiesto dettagli – sono ancora in via di definizione, anche perché è indispensabile che la sua impostazione sia condivisa dalle Istituzioni locali, dalla Camera di Commercio, dalle Associazioni di categoria e dalle rappresentanze della Comunità e degli imprenditori cinesi”.
Ma l’obbiettivo è che possa essere ufficializzato al più presto ovvero prima dell’intensificazione dei controlli.
I requisiti a suo parere necessari per aderire al Patto sono tre.
1) Che il titolare dell’azienda sia un responsabile rintracciabile e non un prestanome.
2) Che venga individuato un responsabile della sicurezza interno o territoriale.
3) che le Associazioni di categoria patrocinino e sostengano il percorso aziendale fornendo consulenze e supporto professionale, tramite tecnici affidabili e con prezzi equi e trasparenti.
Berti ha specificato che il Patto non è assolutamente una moratoria, cioè una sospensione delle leggi vigenti, né tanto meno una sanatoria di abusi esistenti, ma un incentivo per chi vuole mettersi a norma e collaborare. Le aziende da controllare per prime saranno quelle di nuova apertura, per evitare che chi ha subito sequestri o multe riapra sotto altro nome, e le aziende che NON sottoscriveranno il Patto di fiducia.
Durante l’incontro molti imprenditori cinesi hanno posto domande a cui il Berti e i suoi collaboratori hanno puntualmente risposto. Le domande hanno riguardato il problema della mancanza di agibilità dei capannoni affittati, i contenuti e i vantaggi Patto di fiducia, la sicurezza personale, la possibilità di consentire a un guardiano di restare a dormire nel laboratorio. L’intenzione del Piano dei controlli, ha aggiunto, non è di distruggere il distretto, ma di regolarizzarlo, mantenendo viva la sua possibilità di stare sul mercato senza però che questo voglia dire mettere in pericolo la vita dei lavoratori.
Documento redatto da Compost Prato con il benestare della Regione Toscana