Non poteva andare meglio il battesimo del sangue della nazionale di Prandelli al mondiale in Brasile. Nell’inferno di Manaus, su un campo di patate colorato di verde, gli azzurri superano 2 a 1 l’Inghilterra, con una prova di carattere e concretezza. E dire che il pomeriggio era iniziato nel peggiore dei modi con l’infortunio alla caviglia a Capitan Buffon (certo ne sta portando di sfiga il precedente articolo “allarme portieri”…). In porta al suo posto l’acciaccato Salvatore Sirigu (che nell’ultimo allenamento aveva subito un colpo al costato tanto da indurre Prandelli a chiamare anche Mirante) che se l’è cavata egregiamente, facendo capire perché in Francia sia stato eletto miglior portiere del campionato.
Ottima la prima di Balotelli che timbra la sua 13esima rete in 31 partite in azzurro. Supermario lasciato per settanta minuti tutto solo “a far capanno” davanti ai difensori, lotta, contrasta, fa reparto da solo. Riceve due palloni: il primo è una magia alla George Best, un pallonetto imprevedibile da posizione assurda che supera il portiere inglese ma vien respinto sulla linea da un difensore. Il secondo è l’inzuccata da due passi che vale la vittoria. Alla faccia di chi ancora ha il coraggio di dire che questo giocatore, osannato dal pubblico brasiliano specie dai bambini, non riesca ad essere decisivo, e di tutte le critiche feroci, che si attira sempre dietro, come una nuvola di Fantozzi. Nell’attesa di vedere dal primo minuto i vari Immobile, Cerci e Cassano, è lui la garanzia azzurra, è alle sue prodezze che dobbiamo aggrapparci. Quindi lasciatecelo in pace. Grazie.
Ma la storia di giornata è quella di Matteo Darmian, 24enne difensore del Torino che sta vivendo un momento magico della carriera. Cresciuto nelle giovanili del Milan con il quale debutta a 17 anni in serie A, il difensore nato a Legnano passa al Palermo dove fa la panca. Su di lui mette gli occhi Ventura allenatore granata che lo porta sotto la mole e lo fa diventare uno dei migliori difensori di fascia, in un momento di penuria storica nel ruolo per il calcio azzurro. Meno ambizioso dei vari Ogbonna e D’Ambrosio, che passeranno a Juventus e Inter ad ammuffire in panchina perdendo la possibilità della maglia azzurra, gioca con umiltà e rendimento crescente, lontano dai riflettori.
Si accorge di lui Prandelli che lo convoca a marzo per uno stage rivolto ai giovani che si sono messi in mostra nel campionato. Due settimane fa debutta in azzurro nell’amichevole contro l’Irlanda. Il giorno dopo, sempre a sorpresa, viene inserito nella lista dei 23 finale.
Inizialmente destinato alla panchina, scala così velocemente le gerarchie tanto da esordire da titolare contro gli Inglesi, risultando tra i migliori in campo, giocando gli interi 90 minuti con intensità e senza errori.
Due parole vengono in mente: Fabio Grosso, e chissà che la favola non possa ripetersi.
(Foto: AFP PHOTO / ODD ANDERSEN)