Marcello Dell’Utri è stato condannato in via definitiva a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa ma quello che non tutti sanno è che possiede il Fondo Malaparte e che a causa dei suoi problemi giudiziari alcuni dei suoi beni sono stati sottoposti a sequestro giudiziario. Compreso il Fondo Malaparte.
Dell’Utri, rinomato bibliofilo e collezionista, nel 2009 aveva acquistato dagli eredi dello scrittore l’archivio Malaparte per 700.000 euro. Anche la città di Prato era interessata all’acquisto ma in seguito a perizie contrastanti circa il suo reale valore, decise di non procedere. Successivamente, a più riprese, l’amministrazione comunale, insieme alla Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, espresse il desiderio di impossessarsi di questo importante Fondo, purtroppo però, senza nessun esito positivo.
Nonostante sia di nuovo in vendita dal 2013, si trova attualmente congelato all’interno della Biblioteca di Via Senato a Milano a causa della condanna che pesa sul suo proprietario. A confermare tale notizia è Micaela Procacci, l’attuale dirigente e coordinatrice presso la direzione generale per gli Archivi del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Assicura che gli uffici archivistici competenti hanno sempre esercitato un’attenta opera di tutela nei confronti di questo Fondo e specifica che:
“La Soprintendenza archivistica per la Toscana ha emanato tre provvedimenti di dichiarazione di interesse storico (1978, 1997 e 2007) finché il fondo era a Firenze; successivamente al trasferimento a Milano, è ora competente la Soprintendenza per la Lombardia, che ha effettuato già un sopralluogo nel 2013 e ci ha fornito un recente aggiornamento, in base a cui l’archivio risulta appunto sottoposto a sequestro preventivo da parte del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio culturale dal marzo 2014”.
A causa della non ancora definitiva risoluzione del caso Dell’Utri è impossibile prevedere i tempi del dissequestro, ma alcune notizie provenienti dalla Direzione della Biblioteca di Via Senato lasciano sperare bene. Gli eredi di Malaparte, infatti, sarebbero interessati a riacquistare il Fondo per poi metterlo a disposizione della città di Prato.
Non possiamo che auspicarci che ciò sia vero e al tempo stesso sollecitare la nuova amministrazione comunale a lavorare alla creazione di una soluzione il più possibile vantaggiosa per la città. E perché no, magari riprendendo in considerazione il progetto di Centro di Studi su Curzio Malaparte proposto anni addietro da Massimo Luconi. Un Archivio Malaparte a Prato creerebbe un indotto culturale dal grande potenziale per la città.
Chiara Mannocci