C’erano proprio tutti il 9 maggio alla cerimonia di consegna delle case popolari di Tavola. Il sindaco uscente Roberto Cenni, con aria soddisfatta, l’assessore alle politiche sociali, Dante Mondanelli, allegro e sorridente, il presidente di Edilizia pubblica pratese, Federico Mazzoni, il vicesindaco, Goffredo Borchi, e tutto un codazzo di accompagnatori con stuolo di telecamere e giornalisti a seguito.
In effetti, gli elementi per essere fieri e soddisfatti c’erano tutti: ventidue famiglie indigenti, da anni in attesa di un tetto, con storie drammatiche alle spalle, che finalmente realizzavano il sogno di una bella casa tutta loro non è certo roba da poco, specialmente oggi. Quindi via al cerimoniale: consegna delle chiavi in grande stile, strette di mano, qualche lacrima di commozione, Cenni che distribuisce agli inquilini i pezzi del nastro tricolore appena tagliato, il parroco che benedisce, Mondanelli che si fa scattare foto a gogò con grandi e piccini, e tanti discorsi: “So che avete atteso tanto tempo – dice Cenni -. Ma finalmente potrete entrare negli appartamenti che vi sono stati assegnati e godere della serenità delle vostre famiglie. Un abbraccio a tutti voi. Oggi è una bella giornata”.
Poi il momento fatale: a tutti viene data una valigetta bianca. “Qui dentro ci sono i documenti che vi serviranno per gli allacciamenti di luce, acqua e gas. Andate sereni”, viene loro assicurato. E la festa finisce.
Il giorno dopo, valigetta bianca alla mano, S.Z., 46 anni, vedova e madre di due figli, va – tutta contenta – a espletare quelle che pensa siano le normali procedure burocratiche per trasformare quelle quattro mura nella sua casa: “Mi sembrava di volare, ero al settimo cielo. Sono sei anni che triboliamo, da quando mio marito si è ammalato e dopo due anni è morto ci è caduto il mondo addosso. Senza un lavoro, senza casa e con due figli da mantenere è stato un incubo. Ma adesso sembrava finalmente che le cose girasseo. Non avrei mai immaginato che quella valigetta bianca che stringevo tutta contenta al petto, simbolo della nostra nuova vita, contenesse in realtà un’altra valanga di problemi”. Sì perché in nessuna delle 22 valigette targate Edilizia popolare pratese ci sono i fogli indispensabili agli allacciamenti. “Manca tutto: la relazione dell’idraulico, l’ok dell’elettricista, tutti i certificati che gli impianti sono a norma. Dagli uffici di Enel, Publiacqua ed Estraenergie ci hanno rispediti alla Epp, alla Sud Edil, in Comune per racimolare dei fogli di cui nessuno sembra saper nulla e che già dovevano averci dato. E non solo ogni ente scarica il barile sull’altro, ma qualcuno ci ha trattato anche con sufficienza. Abbiamo la casa, ma non possiamo andarci ad abitare. È veramente una beffa. Fino a che chi ha costruito le case non completerà queste pratiche niente luce, niente gas, niente acqua e quindi niente casa. Alla faccia della festa e del nastro tricolore tagliato”.
S.Z. è stanca, ma non vuol smettere di lottare. “Il 30 ho lo sfratto da questa casina da dove sto traslocando e di sicuro non potremo andare nella nuova casa perché per risolvere queste questioni burocratiche, complicate dalla noncuranza e dalla superficialità, ci vuole tempo. Per fortuna ho i miei genitori che potranno ospitarci per qualche giorno, ma le altre 21 famiglie che faranno? Ci sono persone messe molto peggio di noi. Ad alcuni di loro sto cercando di sbrigarle io queste maledette pratiche, perché non sono in grado di farlo. E pensare che i politici parlano di emergenza abitativa, fanno tanti bei discorsi, spergiurano che la consegna non è avvenuta per via della campagna elettorale, e poi… Il caos. Ci sentiamo presi in giro. Dopotutto non ci hanno fatto un piacere. La casa popolare è un diritto. E io, come gli altri, questo diritto lo abbiamo maturato con le tragedie e le sofferenze sopportate. Non ci hanno regalato nulla. Non accetto che mi si tratti come una che già ha avuto troppo. Vogliamo rispetto. E trattare così della gente disagiata che altro non chiede se non quello che ogni casa è normale che abbia è assurdo”… e frutto di una politica a cui le persone interessano poco.
“Non immagini in quanti ci siamo chiesti se la consegna delle nostre case sia stata fatta in fretta, furia e pompamagna solo in vista della campagna elettorale, senza considerare che si gioca con la vita della gente”… la vita di uomini, donne e bambini che hanno già sofferto abbastanza.
(immagine: Tv Prato)