Indignazione, schifo, rabbia. C’è un sacco di gente, a destra e a sinistra, che nelle ultime ore si sta vergognando per quello che Claudio Morganti, ex eurodeputato della Lega adesso a capo del movimento “Io Cambio” che sostiene Roberto Cenni, ha detto sull’omicidio della giovane donna cinese avvenuto iersera in Chinatown. Riassumendo, Morganti ha scritto su Facebook che l’unica soluzione per far fronte alla presenza dei cinesi a Prato è che si ammazzino tra di loro.
Una frase così truce, scritta da un personaggio politico così in vista, merita come ha meritato la considerazione tutta dei giornali grandi e piccoli. E merita tutte le condanne politiche che ha suscitato così come il sollevamento più o meno generale dei social network.
Se però vivessimo in un paese normale, reazioni politiche così sdegnate ad un’esternazione tanto meschina porterebbero la vicenda ad una veloce conclusione: le dimissioni del politico in questione. In questo caso, porterebbero al ritiro di Morganti dalla campagna elettorale o quantomeno alla sua sconfessione da parte di Roberto Cenni, il candidato sindaco che quella lista appoggia. Giusto perché ci arrischiamo a pensare che un personaggio che corre alla carica di sindaco debba dare, a soli quattro giorni dal voto, un segnale forte di cambiamento a tutti, a quelli che lo voteranno e anche a quelli che non lo voteranno. Oltre che per una questione di stile, anche e soprattutto per una questione di serietà politica come quella di cui il sindaco Cenni e la sua giunta hanno cercato di farsi portatori negli ultimi cinque anni.
Ma forse sperare che proprio da Prato parta un segnale politico così netto mentre assistiamo alla battaglia inscenata a livello nazionale per le europee, sarebbe sperare troppo.
Sicché l’uscita di Morganti rimane quel che è. Un’uscita trucida per raccattare un trucido pugno di voti in più, come da lunga tradizione leghista. Un’uscita che gli elettori possono però zittire domenica prossima relegando all’oblio politico (come speriamo accada) chi, comunque la si pensi, per un motivo o per l’altro finisce sempre per gettare fango sull’immagine di una città.
Foto: Simone Innocenti / Facebook