A CoderDojo Firenze si insegna l’arte della programmazione ai più piccoli. Ed è un successo.
Se è vero che l’informatica è la lingua di domani, è anche vero che solo pochi di noi ne conoscono l’alfabeto. Il codice che sta dietro questa pagina web, ad esempio, o quello del software che mi permette di scrivere questo articolo.
Ma la “magia” del computer può essere davvero un gioco da ragazzi, anche se la scuola sembra non essersene accorta.
CoderDojo è un movimento mondiale senza scopo di lucro che si occupa di istituire dei club e organizzare incontri gratuiti per insegnare a bambini e ragazzi la programmazione. Delle palestre per futuri sviluppatori. Coder, da “Coding”, ossia programmare con i linguaggi alla base di ogni sistema informatico;” “dojo” che nella tradizione giapponese significa “luogo della via”, un posto dove apprendere una mentalità, un modo di rapportarsi con la tecnologia che sempre di più farà parte del quotidiano e di certo influenzerà il mercato del lavoro nelle generazioni a venire.
Nato in Irlanda nel 2011 grazie a James Whelton (un diciannovenne che aveva appena lanciato un corso di programmazione nella sua scuola) e Bill Liao, (co -fondatore di Xing) il movimento conta ad oggi quasi 400 Dojo in tutto il mondo. Firenze ha fatto da apripista inaugurando il primo in Italia, due anni fa.
E’ Giuseppe Tempestini, 29 anni, il fondatore e l’organizzatore di Coder Dojo Firenze. “L’idea nacque con Rose Magers, amica del fondatore Bill Liao, che mi parlò per la prima volta di Coder Dojo. Sentendo parlare del progetto e sapendo che non c’erano ancora in Italia l’idea di portarlo a Firenze fu immediata” – racconta – Al primo incontro abbiamo avuto la fortuna di ospitare Bill Liao stesso, il che ci ha messo molto coraggio!”.
Siamo andati a curiosare ad una delle sessioni che si svolgono l’ultimo sabato di ogni mese, presso Impact Hub Firenze
Partecipare a un incontro è abbastanza stupefacente. I ragazzi sono divisi per tavoli, ognuno con il proprio computer portatile. Ogni gruppo è seguito da un tutor, mentre altri mentor si occupano di spiegare a tutti i vari passaggi dei tutorial appositamente realizzati sull’argomento del giorno. Non c’è un programma da seguire e non ci sono livelli da raggiungere, ognuno si diverte a modo suo in base all’età, al grado di apprendimento, alla voglia e all’umore della giornata. Non c’è noia perché tutto è una sfida, un mostro da sconfiggere per passare di livello. E i risultati sono sorprendenti. Oggi, ad esempio, si lavora su javascript.
Qual’è il segreto per trasformare qualcosa di apparentemente ostico e complicato in un divertimento? Innanzitutto l’approccio all’insegnamento dell’informatica è totalmente diverso dal solito, via i manuali, si procede passo dopo passo in un percorso a gradi di complessità consecutivi, basati sul learn-by-doing, imparare facendo, esattamente come negli altri mestieri “artigiani”. In questo modo, e grazie a strumenti speciali come la piattaforma Scratch, sin dai primi passi anche i più piccoli possono vedere i risultati di quello che stanno facendo.
“Non so se voglio fare il programmatore. Sono un po’ indeciso…” ci spiega Niccolò, 8 anni, in trasferta dall’Isola d’Elba con genitori e fratello. “All’inizio è difficile…poi diventa sempre più facile e alla fine saremo tutti degli esperti!” dice invece Tommaso, sei anni e mezzo, digitando alla velocità della luce sul suo pc a forma di macchina.
Il Dojo è totalmente gratuito e aperto ai ragazzi dai 6 ai 17 anni. “Con un pubblico di età così varia dobbiamo seguire approcci molto diversi – spiega Giuseppe Marinelli, uno dei mentor – I più grandi che hanno già qualche competenza scolastica ovviamente fanno domande più articolate. Ma sono i più piccoli a stupire per la capacità di risolvere problemi complessi in maniera molto innovativa” “Noi mentor non forniamo tecnicismi – prosegue – ma cerchiamo di creare un contesto nel quale il bambino possa sperimentare fiducia e autostima. Cerchiamo di costruire quel “nucleo caldo” che è alla base di ogni crescita e di ogni evoluzione”.
“I problemi che abbiamo sono principalmente organizzativi – riprende Giuseppe Tempestini – gestire un progetto totalmente no profit è complesso, soprattutto nelle fasi iniziali. Trovare una sede stabile in cui organizzare gli appuntamenti si è rivelato più difficile del previsto. Oltre a questo, la gestione didattica dei primi incontri può mettere paura: trovarsi davanti a 20 bambini affamati di conoscenza può intimorire chiunque. Con un po’ di inventiva, i tanti consigli della comunità internazionale di CD e soprattutto mantenendo le cose più semplici possibili, questo timore svanisce velocemente davanti ai sorrisi dei bambini”.
Il gruppo è sempre in cerca di nuovi volontari, programmatori o semplici appassionati di informatica.
Per i curiosi, trovate Coder Dojo Firenze oggi pomeriggio alla Mostra Internazionale dell’Artigianato (Firenze, Fortezza da Basso), all’interno dello stand FabLab, con postazioni di prova per utilizzare Scratch, tentare l’avventura con l’html o scoprire ARDUINO. Per i consueti appuntamenti mensile ad Hub Firenze è necessario iscriversi qui