La “ciambella” di ferro, che una ciambella in realtà non è. Adagiata sulle mura nei pressi di porta Frascati dal 1994, si chiama “Mazzocchio” ed è un’installazione creata da Ben Jakober e Yannick Vu.
Fu l’Unione Industriale che volle acquisire e porre a disposizione della comunità pratese nel 1994 l’opera, in occasione del 50° anniversario della sua ricostituzione post bellica.
L’opera, realizzata in tubi di acciaio, rappresenta la figura che divideva in due, a fine 400, gli artisti: quelli che riuscivano a disegnare in prospettiva e quelli che non lo sapevano fare. Si cimentò nell’impresa, ripetutamente, Paolo Uccello, autore anche di pregevolissimi affreschi nella Cattedrale di Prato.
La rappresentazione in prospettiva era indice di talento e arte del pittore, e arricchire le proprie opere con gli oggetti più difficili da rappresentare era segno di particolare maestria. Il Mazzocchio rappresentava uno dei solidi più difficili da rappresentare in questo modo.
Tra il 400 ed il 500 Paolo Uccello fu tra i pittori più ingegnosi che si dedicarono allo studio della prospettiva. Quello di Paolo Uccello non fu solamente un esercizio di stile fine a se stesso. Il livello di abilità nel disegnare questo solido particolarmente complesso era tale da poterlo inserire liberamente, e quasi ossessivamente, anche in dipinti ufficiali. Anche altri artisti, come il Masaccio (1401-1428) e il Masolino (1383-1440) si cimentarono nella rappresentazione del Mazzocchio.
Dalle schematizzazioni geometriche di Paolo Uccello nasce l’opera contemporanea pratese, definita dai critici “un’allegoria del concetto di esattezza”.