I segni del proprio vissuto sono una parte fondamentale di ogni individuo: c’è chi li nasconde, chi li rende manifesti, chi se ne vanta e chi ne farebbe volentieri a meno. Ci sono poi dei mestieri, come il musicista, che permettono di trasformare questi segni in qualcos’altro. Non è certo un assioma scientifico, ma a volte può rivelarsi la chiave di lettura migliore per capire un disco.
E’ il caso di “Tutorial”, il nuovo album dei Dilaila, un percorso di risalita lungo nove canzoni e un coro, che dalla copertina all’ultimo secondo di musica spinge verso una direzione ostinata e diritta, quasi a volersi lasciare il buio alle spalle. Non che il sentiero di Paola Colombo, frontwoman e anima dei Dilaila fin dagli esordi, preveda illuminazioni di alcun tipo: semplicemente, è un viaggio laico che lascia i mostri sotto al letto e punta agli origami attaccati al soffitto, è il lavare via una patina grigia, un asciugarsi al sole, un riprendere forza per partire di nuovo.
Con un suono che riporta a quel periodo magico degli anni sessanta e settanta, che rende un dichiarato omaggio ai Beatles come a Mina, a Nada e Patty Pravo, a quel senso di libertà sprigionato da arrangiamenti saltellanti e ricchi di melodia.
I quattro si sono presi il tempo necessario e ritirati con Davide Lasala agli Edac Studio per confezionare un piccolo manuale di consigli sulla vita, che è quella di Paola ma è anche quella di tante altre persone, perché ci sono circostanze universali che riguardano non solo l’io ma anche il noi, e la dimensione collettiva ed ironica è una delle novità più interessanti di questi trentasette minuti di musica. Solo così “Tutorial” poteva diventare il disco che è, mettendo in relazione passato, presente e futuro, partendo dalla disperazione ma lasciandola da parte e terminando letteralmente con una risata.