Siamo arrivati (a piedi) in Belize, terra di discendenti dei pirati inglesi, schiavi africani fuggiti dalle piantagioni, Maya e, recentemente, migranti provenienti da Guatemala, Messico e Stati Uniti (soprattutto dalle comunità Amish e Mennonita).
La popolazione totale del Belize è irrisoria: poco più di 300.000 abitanti! E’ come se i pratesi (e qualche vicino pistoiese o fiorentino) abitassero tutto il Belize! Proprio per questo motivo la natura è selvaggia e molte specie in via di estinzione, come i giaguari, trovano qui una casa.
Dopo aver viaggiato tra le città, i paesini e le foreste di questo paese incredibile, siamo approdati in terra menonita, nella comunità agricola di Spanish Lookout, per lavorare come volontari in una fattoria. Il proprietario della fattoria si chiama David ed è un tipo basso con la classica barbetta rossiccia, le bretelle con camicia e pantaloni annessi e ovviamente il cappello di paglia in testa (anche io e Damià ci siamo messi il cappello per proteggerci dal sole). Sembra un piccolo folletto iperattivo che salta da un angolo all’altro per portare avanti il suo lavoro come si deve, sempre con il sorriso stampato in faccia.
Ha solo 33 anni ma sembra un uomo più che formato con le sue certezze e il suo lavoro. E’ un gran chiacchierone nella sua parlantina statunitense indecifrabile e adora scherzare. Principalmente produce semi naturali di tutti i tipi: dalle verdure alle piante aromatiche, dagli alberi da frutta ai bulbi e vende questi semi agli agricoltori americani che non vogliono comprare piante ogm. Adesso sta costruendo una banca di semi dove custodire i suoi tesori per salvaguardare la biodiversità perché dice che in pochi anni tutta l’America sarà in mano alle multinazionali che producono semi in laboratorio e i concimi chimici annessi necessari per poterli coltivare.
Ha vari orti dove coltiva di tutto e, dai frutti, raccoglie i semi necessari per la vendita. Ha anche due mucche da latte che gli permettono di produrre un po’ di formaggio per cui tutti lo conoscono come “cheeseman” (anche i tipi che ci hanno caricati in autostop lo conoscevano e ci hanno portato fino alla sua casa persa nella campagna). Vive ai bordi della comunità Menonita e si definisce “seguitore del messia” e a causa di questa sua interpretazione diversa della Bibbia dice di non aver ancora trovato moglie. Si trova a cavallo tra la comunità menonita e il mondo.
Il suo stile, in realtà, è molto menonita perché discute con gli amici di interpretazioni e traduzioni della Bibbia, suona la chitarra con testi che parlano sempre e solo di religione, la sua casa è completamente in legno e cucina su una cucina economica nonostante il caldo fuori, non ha il frigo, non ha la lavatrice ma degli strani marchingegni in legno dove fa girare i panni tra acqua e sapone. Ma vive anche di modernità perché possiede pannelli solari da cui prende l’energia per l’elettricità e per internet, ha una motocicletta con cui gira per il paese con il cappello di paglia al posto del casco, ospita volontari internazionali come noi e parla tantissimo con tutti.
Qui la vita segue il ritmo della natura come a casa di mio nonno: sveglia alle 6, mungitura delle mucche, colazione, lavoro, pranzo alle 12 in punto, lavoro, cena alle 6 come gli inglesi e alle 9 siamo a letto.
Siamo rimasti una settimana e abbiamo conosciuto un sacco di gente: una famiglia di turisti francesi con la voglia di trascorrere un giorno in campagna, due ragazzi californiani volontari come noi, il suo dipendente Nathan (figlio di Amish trasformato poi in Menonita), una famiglia di gringos emigrata in Belize per scappare dalle politiche e dallo stile Usa fatto di hamburger tv e patatine, vari vicini di casa che commerciano con lui.
David continuerà a raccogliere i semi delle sue piantine biologiche e spero che potrà sensibilizzare altri volontari come noi. Spero anche possa trovare una brava ragazza con cui condividere la sua quotidianità e il suo strano stile di vita a metà tra quello menonita e quello moderno. Fino ad ora non ha potuto sposarsi perché rifiuta di andare nella chiesa menonita, perché adora conoscere nuove persone, accoglie volontari internazionali vivendo perciò ai margini della comunità dove è nato.
Ognuno di noi si sforza ogni giorno per omologarsi alla propria comunità e per essere accettato ma a me piace pensare di poter invece portare avanti il mio spirito rispetto alle regole sociali come fa David, il folletto con il cappello da menonita.
Noi adesso continuiamo il nostro lungo viaggio e ci dirigiamo in Guatemala!