Matteo Biffoni, candidato sindaco per il centrosinistra a Prato, ha inaugurato ieri in Corso Mazzoni la sede del comitato per la sua campagna elettorale. A due passi o poco più dal luogo in cui, cinque anni fa, l’attuale sindaco Roberto Cenni consegnava la città al centrodestra per la prima volta dal Dopoguerra.
Il centro storico, anche stavolta, sarà uno dei temi principali della campagna elettorale (fondi sfitti, spaccio, degrado) e fin da subito il candidato Biffoni presidia la zona annunciando che per due mesi il comitato rimarrà aperto dalla mattina alla sera. A disposizione di tutti, anche di quelli che non la pensano come lui ma che magari hanno qualche idea da condividere.
I preparitivi sono andati avanti velocemente nei giorni scorsi. Le pareti sono state ridipinte, le vetrine tratteggiate di rosso e di blu e una gigantografia del candidato, impettito in giacca e cravatta, farà compagnia ai pratesi che passeranno di lì nei prossimi tempi. Il blu e il rosso sono ormai colori cui abbiamo fatto l’abitudine: sono quelli che hanno portato fortuna ad Obama e poi anche all’attuale premier Matteo Renzi. Colori che sono, tra l’altro, proprio quelli dello stemma della città di cui vuol diventare sindaco Biffoni.
Biffoni e il centrosinistra insomma sono pronti. Niente è stato lasciato al caso. Mentre la macchina elettorale che lo accompagna scalpita e la lista civica che lo sosterrà va definendosi, il candidato del centrosinistra ha appena cominciato a parlare di “un’altra storia” per Prato. Centro storico, rilancio della città, innovazione, controlli ma non solo e niente polemiche perché conta il programma. Che arriverà presto.
Però Biffoni è solo, e non è una cosa piacevole: non può esserlo per lui, tutto sommato, e nemmeno per il resto della città. Quella che attende che da destra arrivi un volto forte capace di dargli battaglia: magari proprio per votarlo, oppure solo per godersi il confronto e poi scegliere all’ultimo tuffo da che parte stare.
Cinque anni fa, di questi tempi, Cenni e Carlesi avevano già cominciato a dirsene di tutti i colori, a difendere la propria visione, a proporre idee di sviluppo per una città in crisi nera. Si sarebbe poi votato a giugno, al termine di una primavera tiratissima, e Cenni avrebbe vinto per una “manciata” di voti.
Adesso il contesto politico è completamente diverso, con partiti quasi scomparsi e nuove alleanze che prendono forma, ma i problemi di Prato e l’urgenza di risolverli rimangono sempre gli stessi. E in pista, a due mesi dal voto, c’è solo lo sfidante del centrosinistra.
Certo, non è scritto da nessuna parte che i candidati sindaco debbano presentarsi tre mesi prima delle elezioni o sciogliere le riserve uno di seguito all’altro. Ognuno fa come vuole nei tempi e nei modi che preferisce, o che è costretto a sposare.
Ma ogni giorno che passa senza un confronto sulle urgenze della città è un giorno in meno dato ai pratesi per farsi un’opinione sull’indirizzo da scegliere una volta entrati nel seggio elettorale. E il 25 maggio non è poi così lontano.