Arriva Carnevale! Periodo di maschere, scherzi, feste e….ricette!
Tutti conoscono i dolci, fritti e non, di questo periodo, e tutte la frazioni pratesi hanno le loro varianti, simili o uguali tra loro.
Noi de La Querce usiamo fare la “raffinata” Schiacciata Fiorentina, con 3 uova, di cui gli albumi montati a neve, 15 cucchiai di zucchero, 15 cucchiai di latte, 18 cucchiai di farina, 9 cucchiai di olio di semi, un’arancia grattata e spremuta, una bustina di lievito per dolci, un pizzico di sale e uno di cannella.(Questa dose è giusta per una teglia da sei porzioni). Infornare a 180° per mezz’ora.
Se poi in famiglia c’è un artista, si può disegnare un bel Giglio di cartone e appoggiarlo sulla superficie prima di cospargerla con zucchero a velo.
I Cenci, assolutamente fritti, non la versione moderna al forno, che se pur dietetica non le rende giustizia. Noi prendiamo 2 uova, 2 cucchiai di zucchero, 200 grammi di farina, un limone grattato e spremuto, mezza bustina di lievito per dolci, 2 cucchiai di olio caldo, aggiunto per ultimo.
Facciamo riposare l’impasto per un quarto d’ora, poi lo stendiamo in una sfoglia di qualche millimetro, lo tagliamo a losanghe, lo friggiamo e spolveriamo con zucchero velo.
Le più “povere” Frittelle di Riso. Il giorno avanti cuociamo 2 bicchieri di riso in 4 bicchieri di latte. Il giorno dopo quando il riso è freddo e ben sodo aggiungiamo 5 tuorli d’uovo e 3 albumi montati a neve, la buccia grattata di un’arancia e di un limone, 7 cucchiai di farina, 6 cucchiai di zucchero e uvetta tenuta prima in ammollo nel vin santo. Friggiamo a cucchiaiate in olio bollente e a noi piace rotolarle nello zucchero semolato.
La nonna Ersilia poi usava fare in questo periodo delle Polpette, come dire…scherzose, come richiedeva il periodo. E anche se di dolce non si tratta, o meglio, non del tutto, voglio raccontarvelo.
Impastava le solite polpette di carne, usando avanzi di lesso, macinato, patate lesse, uova, parmigiano, aglio, prezzemolo,sale, pepe e noce moscata… ma, solo in questo periodo, aggiungeva all’impasto uvetta ammollata e pinoli. Formava le polpette, le passava nel pan grattato e le friggeva.
Erano buonissime, e se a qualcuno veniva in mente di richiederle durante il resto dell’anno lei rispondeva: “Ma e un siamo mica a Carnevale!”.
Infine siccome io sono Quercetana d’adozione, e nativa della Tuscia Viterbese, voglio farvi conoscere due tipiche ricette d’uso a Carnevale “dalle mie parti”.
Una dolce, gli Strufoli, anche loro fritti, vi metterete a dieta dopo la festa, con 3 uova, mezzo bicchiere di latte, 6 cucchiai di zucchero, la buccia grattata di un limone, una bustina di lievito per dolci, un bicchierino di liquore, un cucchiaio d’olio e 250 grammi di farina, formate un impasto cremoso, friggetelo a cucchiaiate in abbondante olio bollente e spolverate con zucchero a velo.
E l’altra salata, le Pizzacce, che non sono altro che una poverissima versione delle moderne crêpes, fatta solo con acqua e farina. Con la leggera pastella vengono fatte delle sottili “crêpes” cosparse poi con abbondante pecorino grattato e arrotolate su se stesse come a formare un cannolo. Di questi “cannoli” ne venivano fatte delle vere e proprie montagne. Gli esperti in questa pratica erano gli uomini, infatti era uno dei “racconti” preferiti di mio padre.
Dimenticavo…lo spasso era farcire alcune pizzacce con della stoppa e sbellicarsi quando il malcapitato l’addentava… scherzo di Carnevale!
Lorena Fracassa