Sul sito di informazione cinese Huarenjie è comparso qualche ora fa un lungo articolo in cui un immigrato cinese racconta un controllo che sostiene di aver subito da parte della polizia. L’autore si firma “L’ultimo immigrato”.
Così scrive sulla propria bacheca Yang Shi, attore del Compost ed ex Iena, che lo ha scovato e tradotto in italiano (come l’autore dell’articolo auspicava). “E’ una denuncia contenente molti elementi di mentalità cinese che la mia parte italiana rigetta pure – scrive Yang Shi – ma mi fa piacere aver tradotto volontariamente la sua voce per aprire un dialogo con voi”.
Ecco invece il testo tradotto.
“E’ il 14 gennaio 2014, la mattina alle 10:20. Mio fratello maggiore mi accompagna in macchina verso la stazione di Prato. Quando si ferma ai margini della strada per far salire un altro amico, improvvisamente spunta fuori una macchina che ci supera e si mette davanti alla nostra per bloccarla. Si apre lo sportello e due sconosciuti italiani scendono. Si gettano su di noi aggressivamente dicendo di essere della polizia. Ci chiedono i documenti e dopo i controlli delle carte chiedono a me e all’altro ragazzo di scendere dalla macchina e di prendere i nostri bagagli”.
“Fuori dalla macchina piove a dirotto. E’ inverno inoltrato. Sotto la pioggia con le valigie in mano io inveisco contro questi due Laowai ( “ Stranierotti” -“Vecchi Stranieri” ) tanto ero indiavolato. I Laowai mi chiedono di muovermi veloce e io con le valigie in mano vado verso il supermercato dei Laowai per ripararmi dalla pioggia. Sto in piedi al posto dei carrelli. Al che l’altro poliziotto corre verso di me per prendermi e io faccio di tutto per non seguirlo, perché io non so se sono poliziotti o meno. A Prato i poliziotti sono troppi e noi siamo stati già rapinati da quelli finti”.
“Questo dubbio è poi sempre rimasto profondamente inciso nei cuori di noi cinesi. In più noi abbiamo l’ostacolo linguistico e praticamente non sappiamo esprimere niente. E i poliziotti ci vedono come dei cretini”.
“Il poliziotto mi tira per i vestiti e io non mi muovo e allora mi lancia uno schiaffo. Poi mi ricordo che sul cellulare ho il programma di traduzione e gli dico allora che io non sono un delinquente, non ho fatto niente. Come faccio sapere se siete poliziotti per davvero? Lui con fare violento e brusco mi esibisce un documento”.
“Ma i documenti si possono falsificare. In questo mondo cosa non si può falsificare? Dopo di che lui chiama una volante della polizia e a quel punto io capisco che sono poliziotti per davvero. Salgo sulla volante, mi portano in polizia. Una volta scesi dalla macchina, come aprono il bagagliaio buttano le nostre cose per terra, dov’era piena d’acqua. In quel momento mi sale dentro una rabbia fortissima. Perché ci trattate così? Anche noi siamo esseri umani! Se Voi arrivate da noi in Cina e noi vi trattassimo così, come vi sentireste?”.
“Loro ci portano a me e a mio fratello maggiore su per le scale, e mentre saliamo i gradini, mio fratello mi aiuta di sua iniziativa a prendere una delle valigie. Quando arriviamo al secondo piano, i due poliziotti in borghese gli chiedono di lasciare giù le valigie e mi chiedono di prenderla io. E mentre salgo le scale, uno dei due mi continua a colpire la testa con la paletta che usano per fermare le macchine, e continua a colpirmi fino a destinazione. In questo momento la mia rabbia è fortissima. Peccato che non parlo italiano. Noi in cinese però abbiamo un detto popolare“ chi non conosce non ha colpe “. Siete voi che non siete capaci di gestire la sicurezza dei cittadini e avete di conseguenza lasciato che ci fossero tutti quei poliziotti finti. A noi di conseguenza è nato il dubbio. Altrimenti perché vi avrei inveito contro? Se ti fossi vestito in divisa non l’avrei mai fatto… Arriviamo al corridoio che porta a degli uffici. Quei due borghesi controllano di nuovo le mie valigie frugandovi dentro, mi chiedono di esibire alcuni documenti. Io tiro fuori della documentazione relativa alla richiesta in corso del permesso di soggiorno. Loro buttano a caso la mia roba in giro e lui di nuovo apre il porta computer. Io non so come succede ma viene alzata la borsa e il computer sbatte a terra violentemente. Io tiro fuori dalla tasca il cellulare per chiamare il mio avvocato, ma loro me lo levano dalla mano con forza. Mi dividono da mio fratello maggiore, che finirà in ospedale per accertamenti per una crisi di tosse, portato via da loro due”.
“I due borghesi lo portano via in ospedale e io rimango lì nel corridoio. Volano diverse ore e io sto sempre lì seduto. Il personale dell’ufficio chiama il mio nome. E mi chiede di usare il mio cellulare per fare una chiamata prova al loro numero. Improvvisamente non riesco a far partire nessuna chiamata, proprio nessuna possibilità d’inserimento dati. L’ impiegato s’incazza e alza il pugno che me lo vedevo già addosso. Per fortuna c’erano altri impegati nella stanza, altrimenti mi avrebbe riempito di botte”.
“E pensare che quell’idiota mi aveva già chiesto di scrivere il mio numero di cellulare sui moduli. Dopo di che mi chiede di comporre il numero e alla fine, dopo che mi ha fatto scrivere il numero, prende il mio cellulare, prende le mie carte, le stropiccia tutte insieme e me le infila dentro la tasca, cacciandomi via in malo modo”.
“In quel momento, dentro di me io mi chiedo se mi avrebbero rimandato in Cina forzatamente. E invece, mi accompagnano all’uscita. Io davvero non capisco. Questi poliziotti perché odiano così tanto noi cinesi? Ognuno di noi fatica così tanto. Non riescono a beccare i pesci grossi e se la prendono con noi gente comune! Noi abbiamo “lasciato alle spalle il pozzo del villaggio” abbandonando le nostre terre natali, e siamo qui per gettare le basi per un futuro migliore rispetto a quello che potevamo avere prima”.
“Noi non abbiamo infranto la legge. Anche se noi non abbiamo un’identità regolare, siamo anche noi degli esseri umani, abbiamo bisogno di rispetto. Se questi due agenti in borghese cambiassero ruolo, farebbero come stiamo facendo noi. Sono in Italia da tutti questi anni, ho viaggiato in tutte queste città italiane, penso che i poliziotti pratesi siano i peggiori”.
“Sono incapaci nel loro lavoro e discriminano fortemente noi cinesi. Quando noi veniamo rapinati per strada che cosa avete fatto per noi? Quando noi siamo “sfruttati – schiacciati” dove siete? Quando noi cinesi incontriamo guai all’estero, voi arrivate in tempo sul luogo dell’accaduto? Mentre quando i vostri concittadini incontrano qualche problema, voi arrivate sul luogo con tutta velocità possibile, se succede lo stesso a noi, arrivaste pure con la stessa velocità? Anche noi siamo fatti di carne ed ossa. Voi siete nati dai vostri genitori e anche noi siamo stati partoriti da altri esseri umani. Un reciproco rispetto può far diventare la società più pacifica, mentre i conflitti tra le persone possono solo rovinare l’armonia sociale”.
“Anche noi vorremmo essere dei cittadini regolari e pagare le tasse allo Stato! Voi non ci date questa possibilità, che invece lasciate solamente ai Laoban imprenditori che vogliono guadagnare i nostri soldi. Perché non si apre una strada dove noi da soli possiamo fare domanda per regolarizzare la nostra immigrazione? Il nostro lavoro non c’entra niente con quello dei vostri concittadini disoccupati. Voi andate al lavoro normalmente mentre noi semplicemente usiamo il nostro tempo per il riposo facendo straordinari, per ottenere più remunerazione al lavoro. Anche le concittadine nostre che stanno al marciapiede lo fanno per avere un boccone di riso. Il cliente le paga e loro ci vanno a letto. Questa è la legge del cielo e della terra”.
La crisi silenziosa ci ha tolto ogni possibilità di sopravvivenza anche a noi, pure a fare il taxista è per poter vivere e far sopravvivere la famiglia. Noi cinesi abbiamo ostacolo di lingua e sappiamo solo chiedere a chi ci comprende a portarci con la macchina dove vogliamo andare, dietro compenso naturalmente. Dove abbiamo infranto, in questa cosa, le leggi del vostro Stato? Noi cinesi guadagniamo sì, ma consumiamo alla fine qui. Se non ci fossero tutti i cinesi, che siamo pure tanti, a consumare da voi, potete immaginare come diventerebbe la vostra economia. Quanti cittadini italiani si permettono di comprare oggetti di lusso? Quanti di voi comprano carrelli interi di roba al supermercato? Immaginate!”.
“Se tutti i cinesi di Prato tornassero in patria, come diventerebbe di colpo Prato? Se non ci fossero i cinesi ad aprire ristoranti qui, voi potreste assaggiare il nostro buon cibo tradizionale?
Quanta gente normale italiana potrebbe permettersi di comprare i biglietti aerei per recarsi in Cina a mangiare bene cibo cinese? Una minima percentuale!”.
“Egregio Stato Italiano, noi cinesi abbiamo bisogno della vostra comprensione tollerante e del vostro rispetto, perché non riuscite a farlo? Prego il proprietario del sito a tradurre questo articolo, perché gli italiani di vari settori possano leggerlo”.