Prendiamone coscienza: Prato ha un’anima nera che emerge a Natale. In occasione delle feste sorgono nelle piazze e nelle parrocchie i gruppi gospel della città, strappando sorrisi ai passanti e mostrando agli amici il duro lavoro di un anno che si concentra in poche settimane di concerti.
A Prato abbiamo anche la “Prato Gospel School”, che è in tutto e per tutto – manco a dirlo – una scuola gospel. Perché quest’ anima nera è difficile da tirare fuori con una tradizione di tarante e balere, quindi bisogna che qualcuno vada in America, a capire come si fa e perché, a vedere e a sperimentare quello che fanno loro con quel modo di cantare che ti travolge. Bisogna anche che quel qualcuno si prenda la responsabilità di riportare e tradurre il tutto in chiave italiana.
Se ciò è possibile forse è perché non è solo questione di corde vocali.
Si è preso la briga Leandro Morganti, che per vederci chiaro ha cercato direttamente l’origine del genere: ha scelto come suo maestro Nehemiah H. Brown (USA), fondatore della “Florence Gospel Choir School”, e tra il 2008 e il 2011 è andato due volte a Los Angeles per assimilare tutto quanto possibile dalla black music. Nel frattempo, con il padre Sergio nel ruolo di presidente e la sorella Ylenia (finalista ad Amici nella passata edizione), ha aperto la Prato Gospel School e il Revolution Gospel Choir, progetti che andranno sempre a braccetto negli anni successivi e si presenteranno come un’unica entità ai concerti.
Quest’anno c’è di più. Questo coro-scuola partecipa al Toscana Gospel Festival – evento che raggiunge nel 2013 la maggiore età – e ha aperto la serata agli americani “Michael M. Smith Ministries” giovedì 19 dicembre al Teatro delle Arti di Lastra a Signa. Fin qui nulla di nuovo, anche l’anno scorso li abbiamo visti lì a cantare insieme ad un altro “vero” coro gospel.
Ma stasera nelle piazze di Arezzo saranno loro i protagonisti di una serata, come primo coro italiano in programma dagli esordi della manifestazione. Forse non è così male avere un’anima nera.
Marta Corti