Criticare il sistema teatro, per aprire una discussione sul teatro. E’ questo il principale scopo dello spettacolo “Essere Lorenzo Berti”, della Compagnia della Madonna, che, dopo tre anni di lavoro, debutta alla Gualchiera di Montemurlo domenica prossima, 10 novembre alle 21.
“Tu perché sei qui?”: è la domanda che il protagonista e regista Lorenzo Berti, propone più spesso durante lo spettacolo: “Una domanda che vogliamo porci e porre a tutti – spiega – cosa ci facciamo noi artisti ancora a teatro, e cosa ci fa il pubblico? Perché continuiamo ad andare in teatri dove siamo sempre succubi di presuntuosi pseudo artisti e dove le critiche sono proibite perché tanto ‘il pubblico non capisce’? Perché ci accontentiamo, ancora, di finti maestri che predicano, di ricchi teatri che piangono i tagli, ma che all’oscuro del pubblico, fanno chiudere tutte le piccole realtà che crescono intorno a loro?”.
Tanti interrogativi quindi, posti all’interno di un’allegoria suddivisa in cinque quadri. Tanti riferimenti alla vita reale, per raccontare la storia immaginaria della disfatta da parte del protagonista di un regime che tiene sotto giogo il teatro contemporaneo: una dittatura grotowskiana (Jerzy Grotowski è considerato colui che ha cambiato la concezione di teatro nell’età contemporanea, dagli anni 60 ad oggi).
La repressione di una resistenza che vorrebbe che il teatro fosse altro, rispetto a quello imposto dal regime e che crede in un “eroe” (o in un mito) che potrà salvare e rivoluzionare il sistema: Lorenzo Berti. Ce la farà a sconfiggere il cattivo dittatore? Bisogna andare a vedere lo spettacolo.
“Non mi ricordo chi – racconta il giovane regista d’adozione pratese – disse ‘il teatro è un gioco serio, lo scherzo è adulto’ e noi con questo spettacolo vogliamo giocare e interrogare. I generi che trattiamo in questi quadri sono molteplici: c’è la prosa, l’improvvisazione, l’operetta e perfino il musical, tutto per parlare del teatro contemporaneo”.
Continua Lorenzo Berti “Quando eravamo presso la Fondazione Pontedera Teatro, per ottenere un Master per una professione, l’Attore Nuovo, che poi non è stata neanche registrata, parlammo con un giovane regista premio Ubu (prestigioso premio teatrale); ricordo le sue parole: ‘Non importa essere bravi, non interessa a nessuno. Dovete cercare le persone che contano e rompere loro le scatole’”. E Berti non ci sta: “sono stanco della difficoltà nel trovare le date per un mio lavoro, dello sputare sangue per avere un minimo di visibilità, delle date ad incasso (tutte difficoltà che trovano le piccole realtà teatrali): ci metto la faccia, ci metto il nome e cognome e dico la mia in maniera teatrale, sperando che il mio spettacolo faccia discutere e ci faccia confrontare. Voglio un teatro migliore, dove la gente oltre a dire ‘c’è crisi’, la sappia realmente aprire questa crisi, per poi ripartire”. Continua il regista, raccontando dell’idea dello spettacolo, che cerca il debutto da qualche anno, ormai: “da quando abbiamo iniziato, anche per il tema trattato forse, tante sono state le difficoltà nel trovare uno spazio dove far debuttare questo spettacolo. Chi vuole mettersi in gioco come abbiamo fatto noi, con questo spettacolo, ma comunque tutte le realtà piccole, abbiamo difficoltà, non ci sono spazi dove poter dire le proprie cose, anche sbagliare, fare cose brutte, è la normalità, si cresce e si matura così, no? E invece siamo in mano ai dittatori figli di Grotowski che sulla base dei loro gusti decidono cosa è e cosa non è teatro. E io non ci sto”.
Il problema è anche di pubblico secondo Lorenzo: “Molti dei cosiddetti artisti, che si sentono arrivati solo perché sopra al palco, dovrebbero, invece, scendere e tirasse su il pubblico insieme. Il pubblico è parte dello spettacolo: sono stanco degli artisti che dicono ‘questo spettacolo l’ho fatto per me’ e poi tirano fuori uno Shakespeare, non considerando il fatto che lui non faceva gli spettacoli per sé, ma su commissione e per il pubblico. Oggi la ricerca in campo teatrale ci porta a vedere cose che non hanno senso, lo spettatore esce e si chiede ‘cosa ho visto?’. Invece è giusto e fondamentale che allo spettatore venga data la possibilità di avere una qualsiasi tipo di reazione”.
Lorenzo è conosciuto al pubblico per la sua partecipazione all’Ubu Roi di Roberto Latini, col quale pochi giorni fa è stato anche al Teatro Piccolo di Milano: “Lui, a Pontedera, mi ha fatto capire il vero valore del teatro: grazie all’esperienza con lui ho smesso di seguire accademie e mi sono messo a fare quello che più mi piaceva, qualcosa di realmente mio”.
Conclude Berti con un appello: “Io in questo spettacolo c’ho messo la faccia, ho messo in scena la crisi del teatro italiano, secondo me: voglio fare una critica, ma una critica costruttiva al sistema, che amo. Voglio un teatro migliore, anche per me. Se tutti, pubblico e artisti, si domandassero una volta per tutte ‘tu perché sei qui?’ e ci confrontammo realmente, forse potremmo mandare in tilt, questo vecchio mondo, e buttare giù la dittatura”.