Premessa. Se non sapete di cosa stiamo parlando, come prima cosa, cliccate su questo link. Fatevi un giro esaustivo nel blog, di una mezzoretta almeno (se vi riesce, visto che a me fa lo stesso effetto di youtube… ci vado per vedere un post che mi ha colpito e mi ci ritrovo sempre incollato cinque ore dopo). Poi tornate qui.
Questa settimana, “RidottOperatori” non parla di teatro. L’avevo detto all’inizio, ricordate? Questo è uno spazio di cultura, e “Darwinite” è cultura, a tutti gli effetti. Intanto perché fa ridere, e a parere di chi scrive è già abbastanza. Ma non fosse solo per questo, perché fotografa impietosamente (forse fin troppo impietosamente, al punto che qualcuno ogni tanto si sente offeso) le assurdità e le brutture di quest’epocaccia che viviamo.
Un’epocaccia urlata, sudiciona, sguaiata, sempre connessa alla rete e mai al proprio cervello.
Un’epocaccia di ammicamenti e attaccabrighismo.
Un’epocaccia di involuzione.
Di tutto questo ci parlerà Luca Taiti, creatore e gestore di “Darwinite”.
P.s. Citando il grande (e troppo presto dimenticato) Daniele Luttazzi: “il linguaggio della presente intervista è fatto apposta per turbare i bigotti e gli imbecilli. A tutti gli altri, buon divertimento”.
Luca Taiti, anche noto sullo schermo come Luke Tahiti, amministratore di Darwinite. Chi sei, cosa fai, dove vai. Presentati.
“Sono una fava con una grande passione per le cazzate, innata, una cosa che mi porto dentro fin da bambino. Faccio tante cose ma bene fino in fondo nemmeno una, ma sempre con le cazzate come filo conduttore”.
Che cos’è Darwinite, e qual è la sua cronistoria?
“Darwinite è un contenitore di cazzate, tanto per cambiare. È una cosa che serve a raggruppare tutte quelle bestialità che grazie all’avvento della fotografia digitale si riescono a immortalare con una frequenza infinitamente superiore a quando si scattavano foto su pellicola e si andava a sviluppare spendendo soldi e vergognandosi col fotografo se dentro al rullino c’erano cose strane. Io stesso mi sono vergognato più volte. Ma da 10 anni a questa parte tutto è cambiato, non ci si vergogna più davanti al fotografo ma si carica tutto su internet e ci si vergogna davanti al mondo intero. Ovviamente tutto questo è oro per uno come me, e già da qualche anno prima del blog avevo cominciato a raccogliere fotografie stupide per ridere insieme agli amici. Poi venne Facebook e gli album a tema in cui raggrupparle. Questi album avevano un discreto successo, mi chiedevano l’amicizia persone mai viste prima per vederle ed è allora che la mia ragazza mi ha spronato per fare il blog. Le è bastato qualche mese di rotture di coglioni per convincermi, poi però l’ha anche dovuto realizzare di sana pianta, io carico solo le immagini”.
Quali sono le cose più interessanti (o più comiche) che hai postato in questi anni? E quali sono quelle che i followers cliccano di più?
“Le cose secondo me più interessanti sono i post dei social network. È inutile dire o fare, sono una cosa che fa parte ormai delle vite di tutti, sono accessibili a tutti, ma per essere utilizzati serve un minimo di dimestichezza con la tecnologia e questa combinazione può essere una bomba a orologeria. Si trova di tutto, dai tradimenti sgamati alle scene di sesso postate per sbaglio, dalle castronerie grammaticali a quelli che scrivono su Facebook credendo di fare ricerche su google. Di tutte le cose con le quali ho avuto a che fare nel mondo dei social network quella che mi ha divertito di più in assoluto è lo scambio di battute avuto con Muccino: non credevo potesse essere così permaloso. Le cose più comiche invece sono quelle che riguardano il genere umano alle prese con qualcosa di nuovo. Nuovo per ogni singolo individuo, intendo. Per fare un esempio: i motorini. Giusto pochi giorni fa ho parlato della Sindrome del Gas a Manetta, che è quella cosa che impedisce ad alcune persone di lasciare la manopola del gas del motorino nonostante sia chiaro che un muro o un fosso si stia avvicinando pericolosamente. Non c’è niente da fare: vanno nel fosso, ma guai a lasciare il gas. Questa cosa secondo me sarebbe da studiare, ma dentro di me spero che nessuno la studi mai, perché mi fa morire dal ridere. Poi mi piacciono molto i gatti, i riporti, tutto quello che viene dall’Asia e naturalmente le bionde. Il pubblico invece è molto più razionale: puppe e culi vanno per la maggiore. Poi le sbronze, ovviamente le bionde, e tutto quello che riguarda Facebook. È un po’ come se gli utenti si sentissero chiamati in causa, e nel momento in cui posto qualcosa che riguarda il loro social network sulla pagina del blog le visualizzazioni schizzano”.
Cos’è che ti fa ridere, nella vita?
“Mi fa ridere il grottesco. Mi fanno ridere due persone che si fissano e non parlano. Mi fanno ridere le cazzate che succedono spontaneamente. Mi fa ridere la reazione delle persone a cose che non si aspettano, tipo le scoregge”.
Su cosa invece, secondo te, non c’è proprio nulla da ridere?
“Sulla situazione culturale e artistica in Italia. Si muore dal ridere da 20 anni per i film di Natale di Pieraccioni, mentre Ciprì fa un mezzo capolavoro ma nessuno se lo incula”.
Recentemente Darwinite ha subito qualche attacco (sporadico e, diciamocelo, molto buttato là) da gente che trova il contenuto del sito “offensivo”. Del resto, di quando in quando vieni segnalato, bloccato, oscurato. Come rispondi a queste critiche?
“Il sito di per sé non ha avuto mai nessun problema, è da Facebook che arrivano le critiche, ma perché Facebook è l’habitat naturale dei paladini della domenica dei diritti civili, del buonismo, della rivoluzione 2.0, si crede di urlare al mondo quello che si vuole, è uno speaker corner virtuale ma non si calcola che anche a quello vero di Londra ci sono rimasti i raeliani e Scientology a urlare le proprie utopie, e che condividendo una foto vista sulla bacheca dell’amico antispecista non si risolve un cazzo di niente, soprattutto se si prende per buona qualsiasi cosa ci piacerebbe sentirsi dire. Ma facendo così la coscienza è a posto. Poi vabbè, gli ultimi attacchi lasciano il tempo che trovano, son persone prive di ironia, la cosa non mi tange. Penso che abbiano già abbastanza problemi ad arrivare alla sera senza prendere a testate un muro. Comunque, la pagina Facebook ha subito qualche segnalazione, mi hanno bloccato il profilo personale un paio di volte ed è finita lì. È una pagina molto piccola, non crea grossi scompigli”.
Pensi che ci sarà mai un momento in cui dirai “Basta, ora chiudo baracca e burattini”… e se sì, perchè? Viceversa, hai mai pensato di rendere Darwinite un’attività a tempo pieno?
A me piace molto lavorare sul blog anche se non ci guadagno il becco di un quattrino. Va detto che è una cosa che porta via comunque quelle 3 ore al giorno; è vincolante, e verrebbe da dire “chi me lo fa fare?”, ma non l’ho mai fatto e non penso che lo farò nei prossimi tempi, anzi, adesso sto martoriando la mia ragazza e un amico per cercare di dare una nuova veste al tutto, dato che da due anni a questa parte non è cambiato quasi niente, e fortunatamente faccio un lavoro che mi dà la possibilità di perderci del tempo. Finché sarà così penso che non smetterò. Renderlo un lavoro è invece tutto un altro discorso. Ho pensato che sarebbe comodo riuscire ad avere un’entrata da tutto questo, ma è molto dura, ci vogliono dei numeri anche solo per tirarci fuori pochi soldi che per ora non ho, e che non so se avrò mai.
Nella vita sei un vigile del fuoco, ma anche un collaboratore del collettivo cinematografico pratese John Snellinberg. Ci parli anche di questa tua attività?
Il vigile del fuoco è proprio quella professione che mi permette di avere un po’ di tempo libero da dedicare a Darwinite. Con Snellinberg invece la collaborazione è ben più lunga, sono anni che ci diamo da fare ed è una di quelle cose, insieme ai miei dischi, che possono far passare in secondo piano il blog. Adesso abbiamo un lavoro in chiusura che uscirà l’anno prossimo, ci lavoriamo da un bel po’ come è inevitabile quando non si è dei professionisti e per me già tutto questo è una grande soddisfazione. Io quando sto con Snellinberg sto sempre bene, mi diverto, sono fra amici e pratico la passione per il cinema da dentro, cosa che mi arricchisce sempre molto.
Saluta tre persone che stimi.
John Carpenter
James Brown
Nigel Mansell
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