Arriva l’autunno, il grigiore delle giornate ed arriva il simbolo della socialità di questa stagione: le caldarroste. Va detto, oltre ad essere squisite da gustare, magari con un buon bicchiere di vino (“novo” o d’annata, decidete voi, è questione di gusti), la castagna fatta sul fuoco, la bruciata, è un vero simbolo di socialità per l’autunno. Dalla raccolta, al sacro atto di mangiarla, indiscutibilmente in compagnia (si è mai visto uno felice che mangia un cartoccio di castagne da solo?).
Ma andiamo con ordine. Le basi: come si fanno le bruciate? Si prendono le castagne raccolte, lasciate all’aria per qualche giorno, in modo da mandare via un po’ di acqua, si “castrano” (ovvero gli si incide la buccia), si mettono sulla padella bucata sul fuoco (non sulla brace, eh) e si aspetta che siano pronte girandole di tanto in tanto. Appena son cotte e un po’ sbruciacchiate, metterle in un ciotolo, avvolte all’interno di un panno di lana. Varianti? Una spruzzata di vino quando ancora sono in padella, per aromatizzarle un po’, ma poco poco. Consigli: fate in modo che la cottura sia più veloce possibile, per non perdere il sapore del frutto dell’autunno.
Cose da evitare: farle in padella sul fornello o addirittura in forno. No ragazzi, se avete la possibilità evitate, vi prego. Già la vita è di suo “sciapa” (senza sapore ndr.), non mostrate il fianco anche a questa amarezza. Se avete la possibilità, tutta la vita sul fuoco. I tre quarti del sapore di una bruciata, sono dati dalla legna che brucia, siamo seri.
Caldarroste come simbolo di socialità. Come già detto in precedenza, non si è mai vista una persona felice a mangiare da sola le caldarroste. O meglio son bestie rare. Come tutte le cose antiche e belle, ci vuole tempo e pazienza per prepararle: raccogli le castagne (oppure comprale), accendi il fuoco, fai andare sulla padella. Quindi non si può, “sprecare” (che poi non è tempo sprecato) tutto questo tempo per dar soddisfazioni solo a se stessi. Bisogna essere in compagnia. La compagnia amplifica il gusto, forse. La castagna può essere vista come simbolo di socializzazione già quando cade nel bosco: e si fanno la domenica i pomeriggi nei castagneti (pubblici non privati eh) a fare sacchetti della spesa pieni del frutto dei castagni, si torna a casa tutti assieme, buona cena, un fuocherello, caldarroste e un bicchiere di vino rosso. Non trovo altro di più poetico per l’autunno che è appena iniziato. O forse si, ma comunque è nella top 5 delle “cose più poetiche da fare durante l’autunno”.
La caldarrosta fa socialità anche quando è ancora castagna insomma. Poi la meraviglia delle sagre dedicate alla castagna: con quelle grate di ferro gigantesche sopra le quali le caldarroste ballano, nel vero senso della parola, seguite e cullate da vecchi signori che stanno dietro al fuoco e al fatto che non si brucino troppo. Ed infine, non per importanza, sia chiaro: la caldarrosta significa amore. Avete mai osservato due innamorati con un cartoccio di castagne appena comprato? Chiusi dentro i loro cappotti, vicini a mangiare caldarroste? Non devo aggiungere molto altro.
N.B. Ci tengo a precisare che questo post non è stato sponsorizzato da nessuna fabbrica di castagne o di padelle per caldarroste, né tantomeno da proloco che organizzano sagre.