Associazione Artefatti. “Lo abbiamo conosciuto 10 anni fa e da un rapporto professionale è nato anche un importante legame umano. Francesco non è stato solo un grande amico ma anche un grande educatore. Ha dato tanto silenziosamente, soprattuto ai giovani di questa città. Ha insegnato a molti il valore dell’associazionismo e del piacere di condividere insieme progetti alimentando e incoraggiando la crescita sociale e culturale di un’intera generazione. Andandosene non porterà via questa consapevolezza ma ci permetterà di riprodurla ancora. Grazie Francesco per averci sempre sostenuto con affetto e competenza. Fai un buon viaggio…e continua a suonare il sax per tutti noi”.
Fausto Bagattini “Se almeno una volta nella vita hai avuto venti anni e hai avuto la sfortuna di viverli a prato, facendoti prendere dall’idea un po’ naif di cambiare il mondo, e dalla presunzione di poter far qualcosa, nel tuo piccolo, per realizzarla, Francesco Carnevale lo hai sicuramente incontrato. Con il suo sorriso da gatto sornione, la giacca di velluto e quell’accento milanese che faceva sempre un po’ strano. io ho avuto modo di incontrarlo ed averci a che fare in diverse occasioni e circostanze. Le più divertenti quando da assessore di Montemurlo e lui da funzionario del Comune di Prato, andavamo insieme in Regione, per il progetto cartOne. All’epoca ero un rifondarolo quindi sapeva che con me poteva parlar liberamente, era lui che mi invitava ad andare insieme, per potersi sfogare. In macchina parlavamo di tutto ciò che conta, politica e calcio, raccontandomi gli incroci incredibili della sua vita. L’ultima volta che l’ho visto fu alla festa di Legambiente del 2012, per il concerto di Vinicio Capossela. Sapevo da tempo della sua malattia, ma per la prima volta lo vidi in carrozzina. Fu uno shock. Ma lui non ci fece caso e appena mi vide mi disse che ero una testa di cazzo. Perché non mi facevo mai sentire. Mentre io, mi disse, seguo quotidianamente tutte le cazzate che scrivi su fb. Poi saltati i soliti convenevoli di sorta, mi fece i complimenti per la mia nuova attività, quella di tecnico – hai visto – mi disse – alla fine ce l’ha fatta! prima di salutarmi mi disse fatti sentire, mi fa sempre piacere. E io mi sentii immensamente stronzo. Perché mi resi conto in quel momento che la sua malattia era un mio tabù. Non un suo ostacolo. ciao francesco”.
Fausto Amatucci. “Ciao Francesco. Ci mancherai. Se molti di noi hanno cominciato a appassionarsi alla musica e a sviluppare quell’insana voglia di organizzare concerti, piccoli o grandi che fossero, eventi e quant’altro, è stato anche grazie a te e alla tua immensa disponibilità e passione per quello che facevi, ricordo con nostalgia i primi anni di Jazz@Officina e le mille discussioni che abbiamo dovuto affrontare per realizzare insieme quel progetto, io, te e marco ci siamo a volte anche beccati ma sempre con il massimo rispetto . Ci siamo persi di vista nell’ultimo periodo, forse in cuor mio preferivo ricordarti quando ci incrociavamo in bici in centro o mentre discutevamo su come fare a mettere su quel live, ma quando ho saputo la notizia non ho resistito all’impulso di dedicarti un pensiero, forse tardivo ma comunque sentito”.