I pratesi non sono razzisti e non sono ignoranti. Bisogna sfatare questo mito. Guardando la vicenda della prima nata al nuovo ospedale di Prato e la sequenza di insulti che s’è beccata, dritti in quel suo faccino ancora poco abituato alla luce, la cosa diventa ancora più lampante. I bambini non si toccano e in virtù di questa legge universale diciamo subito che non può trattarsi di ignoranza e nemmeno di razzismo. Per niente. E’ noia.
A Prato c’è solo tanta gente che s’annoia e annoiandosi passa le giornate provando a trasmettere la propria noia a qualcun altro. Così, perché ognuno è libero di fare quel che vuole e anche perché magari riesce a trovare qualcuno con cui condividere questo dramma, cosa che, bisogna capirli, può farli sentire meglio per qualche istante. Più o meno come si faceva da piccoli con la sfiga. Non so se vi è mai capitato: è quel giochino che se tenevi le dita incrociate la sfiga non poteva farti nulla. Ecco, una cosa del genere. Alla fine però c’era sempre qualcuno che se la beccava, la sfiga, ed è evidente che a Prato sono in tanti a non aver preso le dovute precauzioni contro la noia.
Comunque, adesso è un gran problema tutta questa gente che s’annoia. Sono attivissimi, per quanto annoiati, e se lasciati al loro destino rischiano di prendere il sopravvento. Si può reagire però, perché se esistono così tanti annoiati si può dire con ragionevole certezza che ne esistono almeno altrettanti che non lo sono e che vorrebbero pure aiutarli. Aiutarli a sentirsi un po’ meglio, a farsi dolere un po’ meno il fegato, a sorridere ogni tanto e a intraprendere, con le dovute precauzioni, attività ricreative per il corpo e per la mente proprio come fanno tanti loro concittadini.
Noia. “Senso di insoddisfazione, di fastidio, di tristezza, che proviene o dalla mancanza di attività e dall’ozio o dal sentirsi occupato in cosa monotona, contraria alla propria inclinazione, tale da apparire inutile e vana”.
La definizione Treccani è limpida, implacabile. E soprattutto lascia un certo spazio alla speranza. Leggete bene il finale. “Contraria alla propria inclinazione, tale da apparire inutile e vana”. I pratesi annoiati adesso s’arrabbieranno ma i vocabolari sono stati concepiti per mettere punti fermi nella nostra splendida lingua italiana. “Contraria alla propria inclinazione” è qualcosa che non fa parte di voi al punto da risultarvi indigesta e procurarvi tristezza e fastidio. Fanno bene quelli che rispondono alle accuse di razzismo sostenendo che di razzista non hanno niente. E’ vero: è solo noia. E adesso possono farlo presente a tutti con tanto di vocabolario alla mano, oltre che rendersi conto che il loro atteggiamento e le loro prese di posizione sono solo il risultato di una precisa condizione esistenziale. Da cui è possibile uscire, per fortuna.
Per gli annoiati la speranza esiste, ma non comprende come molti pensano il naturale scorrere del tempo e la selezione naturale. Troppo comodo. Quel “contraria alla propria inclinazione” significa che in qualche oscura zona interna al loro interno esiste già l’antidoto naturale a questo stato ipnotico, che trasforma ogni giornata in una giornata meschina e li sprona a rendere meschine pure le giornate di quelli che li circondano. L’antidoto è in ognuno di noi, basta solo cercarlo e volerlo cercare.
Non è una cosa facile, ne siamo consapevoli, e proprio per questo gli annoiati hanno bisogno dell’aiuto di tutti, non annoiati compresi. Tutti quelli che se la sentono devo farsi carico della cura e della comprensione degli annoiati proprio come si fa con le persone cui vogliamo bene ma che per qualche motivo o disgrazia non sono più autosufficienti. Senza frasi roboanti, senza supponenza ma con affetto, proprio come se fossero amici o parenti. Altrimenti il colpo sarà troppo duro da reggere, così come in parte lo è già stato (facendoli annoiare), e non potranno godere in pieno dello straordinario momento che sta attraversando la città in cui vivono.
Perché poi alla fine è di questo che si sta parlando: di un momento che per complessità, prospettive e dinamiche non ha eguali nella storia di Prato. C’è chi la vive bene e prova a comprenderlo e chi invece la vive male, rischiando di rovinarsi l’esistenza.
Ai pratesi annoiati bisognerebbe dirgli: ehi, esiste un’altra via, non bisogna per forza essere annoiati. Bisogna insomma spiegargli che possono cambiare. Che potrebbe addirittura piacergli, e che non devono avere paura. Il rischio, altrimenti, è che crescano annoiandosi anche i propri figli e che ai loro figli non rimanga che scoprire, in quel periodo rivoluzionario che spesso è l’adolescenza, di essere figli di pratesi annoiati, cresciuti in una città in cui la noia ha finito per prevalere. Sarebbe un brutto colpo per tutti.
I pratesi non annoiati hanno quindi una grande responsabilità. La pigrizia e l’indifferenza li porterebbe prima o poi a fare i conti con il senso di colpa per non aver fatto abbastanza per i loro simili annoiati, di non aver mostrato loro la strada giusta per comprendere, declinare e apprezzare il fermento che anima la loro città negli ultimi tempi. E si ritroverebbero a passare le giornate guardano giovani ed eleganti annoiati che passeggiano per una bellissima e annoiata città di Prato. Mentre tutto il mondo intorno prosegue per la sua strada senza annoiarsi nemmeno un momento.