fonte ebay.it
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Pare che quando lo sorpresero con il martello in mano, le schegge del piede sinistro dell’eroe David ancora lì per terra, dichiarò. “L’ho colpito perché me l’ha chiesto la Bella Nani del Veronese”. Era il 14 settembre del 1991 quando lui, Pietro Cannata, palermitano di nascita ma pratese d’adozione, compiva uno dei suoi gesti più clamorosi della storia dell’arte: colpire a martellate il David di Michelangelo al Museo dell’Accademia di Firenze. Un gesto che danneggiò la statua più famosa del mondo, appunto, a un piede. Il nome di Pietro Cannata finì su tutte le cronache del mondo, ovviamente. Il suo folle gesto mise a nudo, fra l’altro, la fragilità e i problemi di sicurezza del patrimonio artistico italiano. Aveva 47 anni allora ed era un ex studente di estetica disoccupato. Un pittore mancato, anche: da qui, forse, la sua foga mirata contro l’arte. Come “mandante” della sua martellata indicò, appunto, la Bella Nani, un dipinto del Veronese conservato al Louvre. Un folle non ignorante, Cannata. Una vita passata fra ospedali psichiatrici (gli fu riconosciuta una “semi infermità mentale” e fra le pene inflitte quella di non visitare musei e mostre) e blitz clamorosi e spettacolari a sfregiare l’arte.

fonte Wikipedia
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La sua seconda vittima furono – era il 13 ottobre del 1993 – gli affreschi del Lippi nel duomo della “sua” Prato. Li scarabocchiò con un pennarello nella parte più in basso, quella dei funerali di Santo Stefano. Una serie di fregacci estesi su un’area di settanta centimetri per venticinque, ai piedi della figura di diacono che porta la croce. “Lo dovevo fare, lo dovevo fare”, ripeteva urlando a chi lo fermò mentre si teneva le mani sul capo vicino all’altare del duomo. Pochi mesi dopo e un nuovo colpo, sempre a Prato: colpi di temperino sull’Adorazione dei pastori in Santa Maria delle Carceri (“mi arrendo”, disse quando lo beccarono).

Nel 1999 lo troviamo in trasferta, a Roma, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna: lì la vittima sono i “Sentieri ondulati” di Pollock. Quella pittura già ingarbugliata di suo proprio non gli andava giù e decise di imbrattarla (forse, chissà, di migliorarla, nelle sue intenzioni) a colpi di pennarello.

L’ultima volta che ha fatto parlare di sé era il 2005, 12 ottobre. Cannata fece una croce nera con la vernice spray sulla targa che in piazza della Signoria, a pochi passi dal Biancone, ricorda il punto dove fu bruciato Savonarola. Il motivo del gesto? La lapide stessa: “C’è una frase senza senso”, disse.