Come sta Prato secondo lei sotto il punto di vista culturale?
Evidentemente sta male, e questo Settembre Pratese è proprio la cartina di tornasole di questo malessere culturale. E’ una città che continua a star male, perché sta male da almeno 20 anni, secondo me. E’ una città che ha dimostrato di non avere coraggio e non avere idee sotto questo punto di vista. E vivere senza idee è pericoloso, a parer mio.
Non ha saputo sfruttare le idee, forse.
Qui la situazione è più grave secondo me rispetto al resto dell’Italia, perché Prato è piena di talenti. Lo è in un modo inusuale, non comune: è una perla rara. Siamo persone che ci siamo sapute inventare una vita dalla fantasia, basti pensare a cosa si sono inventati i cenciaioli e cosa sono riusciti a fare col loro genio ed il loro lavoro. Quindi, proprio per questa natura fantastica che abbiamo, questa città è una fucina di talenti fuori dal comune. Il fatto che questi talenti non siano, non dico riconosciuti, ma anche solo conosciuti a livello cittadino, che non si investa su di loro e non si abbia il coraggio di dare in mano la città a loro, è spaventoso.
Di chi è la responsabilità di questa situazione.
E’ troppo facile dire che la responsabilità sia di un’amministrazione comunale, perché un’amministrazione è l’espressione di un pensiero della città, quindi siamo noi. Quindi probabilmente il problema è che ci stiamo abituando a vivere in un posto che non produce bellezza, e ci stiamo abituando a vivere nella bruttezza, anche nella bruttezza di pensiero. Io non voglio credere, perché non ci credo, che tutte le persone che aderiscono alle manifestazioni proposte in Piazza Mercatale credano che il divertimento e lo svago non possa essere di qualità, che non ci possa essere intrattenimento e svago culturale. Questo Settembre Pratese è un’enorme televisione a cielo aperto, della peggiore forse, anche perché la televisione stessa si sta accorgendo che proponendo programmi di repertorio, programmi che andavano in onda fino agli inizi degli anni 90, viene apprezzata di più dalle persone, perché ci trovano, magari, della qualità. E non era intrattenimento anche quello? Non voglio credere che il popolo italiano sia un popolo che non possa aspirare alla bellezza. Il messaggio di qualche giorno fa dell’assessore alla cultura di Prato, che considero una persona intelligente, è stato giusto, ma forse rischioso per la cultura (l’attrice si riferisce ad un comunicato della scorsa settimana, nel quale l’assessore Beltrame precisava che il suo ufficio non si trova all’interno dell’organizzazione del Settembre Pratese affermando “non sono appuntamenti di tipo culturale, ma occasioni di svago o di intrattenimento” ndr).
Il Metastasio cosa fa per Prato?
Credo che sia la più grande eccellenza culturale che questa amministrazione sta portando avanti. Lo direi anche se non ci fossi dentro, perché di coraggio e d’idee il Metastasio ne ha dimostrate e ne sta dimostrando. Penso che il progetto artistico che Paolo Magelli sta portando avanti sia un grande progetto, seppur ambizioso e forse non del tutto realizzato. Una persona che ha lavorato 20 anni in Germania, ha un concetto diverso del modo in cui si può far cultura ed ha, indubbiamente, trovato non poche difficoltà nel mettere in scena questo suo lavoro. E’ bella questa sua forza, questo suo coraggio, malgrado tutto, a credere che alcune cose, comunque, si possono fare. Il pubblico è aumentato e la novità più importante è stata il lavoro sulla compagnia stabile, che ha permesso al teatro di fare delle forme d’investimento diverse, anche sul territorio: abbiamo fatto un lavoro bello, e continueremo a farlo anche quest’anno, con gli studenti delle scuole superiori e delle medie. Questo ha portato un pubblico giovane a teatro, si percepisce un certo fermento e curiosità. E questo voglio credere sia anche merito della compagnia, che si sta sempre di più radicando nella città.
E’ fiduciosa per le nuove generazioni?
Anche se questo è un argomento molto dibattuto, anche tra i miei colleghi, io sono fiduciosa. Conoscendo anche i ragazzi che sono passati dal laboratorio che il Metastasio ha proposto in questi ultimi due anni, ho visto un popolo meraviglioso, come anima, come testa, come curiosità. Ora si potrebbe fare un parallelismo tra i ragazzi che ho incontrato io nei laboratori e i migliaia di ragazzi che partecipano in piazza Mercatale alle varie serate: le persone hanno bisogno d’iniziative, di momenti di ritrovo.
Forse manca un’alternativa…
Esatto. C’è quello, e ci prendiamo quello. Poi chiaro, se li sposti da casa e li porti davanti ad un’altra televisione “dal vivo”, non li fai mettere in discussione, quindi è anche più semplice così. Bisogna riiniziare a costruire un sentimento critico e dobbiamo dare occasioni per poterlo fare, ed abituarsi alla bellezza. I ragazzi che hanno frequentato il Metastasio spesso ci dicono “si pensava che in teatro ci si annoiasse, invece è bello”. Tutto dipende da come ti ci avvicini alle cose, di come ti fanno avvicinare e ti fanno conoscere le cose. E’ lì che inizi a capire e a criticare quello che vedi e ciò che ti viene proposto.
Valentina Banci, assieme alla sua compagnia Kulturificio N.7, porterà in scena domenica 15 settembre, alla Villa Il Mulinaccio di Vaiano, “Pellegrino Tragicommedia in cucina – Radiodramma a Vista”. Tutte le informazioni qui.