L’Internazionale parla di Prato. O meglio, della situazione cinese a Prato. Il settimanale che raccoglie i migliori articoli provenienti da tutto il mondo, questa settimana pubblica l’inchiesta scritta per il Newsweek dalla giornalista Barbie Latza Nadeau sullo sfruttamento di manodopera femminile cinese in Italia, in particolare a Prato. La fotografia (abbastanza recente, dato che l’articolo è stato pubblicato in America a fine Agosto) che viene fuori, neanche a dirlo, non è delle più rosee: sfruttamento, prostituzione, poca integrazione col resto della città, gli innumerevoli tentativi dell’Amministrazione comunale di contrastare l’illegalità, il centro di ricerca sino-pratese.
Ecco l’incipit dell’articolo
A parte i ciottoli delle strade e i tetti con le tegole di terracotta, via Pistoiese, a Prato, non è come le altre strade italiane. Qui si sente l’aroma acre dell’olio di arachidi e del maiale alla dongpo. Le insegne dei negozi sono quasi tutte in cinese, scritte su strisce di stoffa rosse o azzurre appese in verticale con la traduzione italiana a caratteri microscopiche. Invece della pasta e delle scatole di pomodoro, i negozi di alimentari vendono tipici prodotti cinesi come il riso o i germogli di bambù. Anche le facce sono quasi tutte cinesi. “Non c’è stata nessuna integrazione. Loro vivono dalla loro parte e noi dalla nostra”, dice Giovanni Braccini, 73 anni, che è nato e cresciuto a Prato ed ha assistito alla lenta evoluzione della sua città in quella che definisce una capitale straniera: “Qui non siamo in Italia, ormai questa è Cina”.
L’articolo in italiano sull’Internazionale si può trovare all’interno del numero che questa settimana è in edicola. Per l’articolo originale si può consultare qui.