Come è andata la Prato Estate 2013?
Col budget limitato che avevamo quest’anno per la Prato Estate (200 mila euro) abbiamo creato eventi di qualità che hanno coperto giugno, luglio e soprattutto agosto, mese nel quale tante persone sono rimaste a casa, per colpa della crisi: abbiamo ritenuto che fosse indispensabile dare un’opportunità la sera di uscire e trovare qualcosa da fare. Abbiamo privilegiato alcuni appuntamenti grossi che hanno fatto anche richiamo sugli altri: da Fiorella Mannoia e tutta la rassegna legata alle donne a cui io ho tenuto moltissimo, perché credo sia un emergenza culturale, a Patti Smith, Simone Cristicchi, Annamaria Castelli, gli appuntamenti che hanno coinvolto la Camerata Strumentale, le lezioni su Giuseppe Verdi che sono state seguitissime. Il punto di forza è stato comunque che il programma in sé avesse delle punte, ma che garantisse una costanza di qualità, che ha incontrato tutti i gusti: la musica classica, jazz, la rassegna al Tondo delle band giovanili ad agosto, di grande richiamo. Alcuni eventi hanno avuto anche un successo al di sopra delle aspettative, tipo i concerti della scuola Verdi.
L’unico neo della Prato Estate mi pare di capire sia stato Il Rigoletto al Castello
Per quanto riguarda l’opera, avevo sconsigliato di allestirla al Castello, proprio perché sapevo che sarebbe stato più complicato del solito ottenere le agibilità, a causa dei lavori. Tra l’altro, a differenza degli anni scorsi poi non c’era il palco montato dal Comune, proprio perché essendo più stringenti i limiti sull’agibilità del Castello (con palco montato, non potevano accedere più di 300 persone, artisti compresi) avevamo deciso di non fare spettacoli, ma comunque di lasciare il cinema, che anche quest’anno ha avuto ottimi risultati per altro. C’è stata la volontà di insistere sul fare l’opera in quel posto e alla fine i problemi si son creati proprio perché non c’erano le questioni di sicurezza previste dalla legge. Probabilmente sarà recuperato nell’autunno, se ne sta occupando il Sindaco.
Finisce l’estate, arriva settembre e la riapertura di Palazzo Pretorio e la mostra “Da Donatello a Lippi, Officina Pratese”. Cosa significa per Prato questo evento?
Per Prato è un’occasione formidabile: riaprire un museo che è chiuso da più di 16 anni è già di per sé coi tempi che corrono un’operazione culturale di enorme importanza, in un palazzo bellissimo come Palazzo Pretorio. E farlo con una mostra che racconta il periodo più alto della storia dell’arte di Prato è il modo più giusto. Cito sempre Keith Christiansen del Metropolitan Museum di New York che dice “Senza conoscere Prato, non si può capire il rinascimento”: nel 400 intorno alla Fabbrica del Duomo, si riunirono i più grandi geni del tempo e qui in questa città, lontano dalle costrizioni possibili di una città come Firenze, hanno potuto esprimere con molta libertà il loro genio e la loro creatività. L’Officina pratese, citata nel titolo, fu davvero un laboratorio di creazione potentissima. Questo evento è quindi formidabile per rendere omaggio al periodo storico più alto per Prato, un’occasione culturale, che avrà possibili ricadute sull’immagine della città (conosciuta per il tessile, poco per il patrimonio artistico), quindi anche dal punto di vista turistico. E’ un’occasione di speranza, perché la bellezza dell’arte e della cultura sono motivo di speranza tanto più in questo momento. E’ un banco di prova importante, che riuscirà se tutti faranno la propria parte: il Comune questa mostra la promuove, però ci sono a curarla Andrea De Marchi e Cristina Agnoni, c’è un partner privato Mondo Mostre, che mette a disposizione la sua esperienza manageriale. Una mostra è efficace, secondo me, se arriva alle persone normali, alle persone curiose che hanno voglia di aprire gli occhi su una cosa che magari è stata sottovalutata, ossia il patrimonio artistico di questa città. C’è ancora tanta strada da fare, ma proprio per rendere questa mostra accessibile ad un pubblico sempre più vasto abbiamo coinvolto Roberto Piumini, il più grande scrittore italiano di testi per bambini che ha curato un percorso in mostra fatto di filastrocche e indovinelli che non sono solo per i bambini, ma possono essere secondo me strumenti utili alle persone che hanno la capacità del gioco, per restare emozionati dalla bellezza di quello che stanno guardando. Questa mostra dovrebbe rilanciare, quindi, l’allestimento definitivo del museo che è prevista nella prossima primavera, dove ovviamente la parte più peculiare sarà quella del Rinascimento: Prato deve diventare la città di Lippi, come Arezzo è la città di Piero della Francesca.
Si sta per concludere questa legislatura. Un bilancio del lavoro dei quattro anni di lavoro dell’assessore Anna Beltrame?
Per me è stata un’opportunità di crescita bellissima: mi ha fatto capire quanto sia facile dire, un po’ più complicato scrivere e molto più difficile fare. Specialmente quando hai a che fare con la burocrazia. Ho conosciuto persone di grande valore in questo assessorato, credo che grazie alle persone in questi anni si siano create le condizioni perché la cultura fosse un po’ più vicina alle persone, una cultura che è riuscita ad uscire dai circuiti degli addetti ai lavori, insomma. Questo è il punto di vista che ha ispirato le cose che ho cercato di fare. Coniugare sempre la qualità con l’accessibilità e la sostenibilità economica.
I momenti più importanti di questo mandato?
Sicuramente la prossima apertura del museo di Palazzo Pretorio, come ho già detto. Poi la Biblioteca Lazzerini, per la quale tante persone prima di me si sono spese e hanno lavorato affinché venisse realizzato un luogo del genere. Da quattro anni è diventata un presidio importante, un luogo di socializzazione, una “fabbrica” vera da questo punto di vista, grazie a quello che in questi anni è stato pensato e realizzato assieme al direttore Franco Neri. Sono molto buoni i dati della partecipazione del Metastasio, sono aumentati sia gli abbonati che i biglietti venduti: un dato non banale per un periodo buio dei teatri. Anche con la Camerata Strumentale è stato fatto un lavoro eccezionale, soprattutto con le scuole. Ed infine la Scuola Verdi, che esprime un punto di riferimento culturale per questa città, per l’educazione alla musica e per la qualità dei suoi insegnanti, considerando quanto la musica sia carente nei programmi scolastici. La prossima sfida sarà il Museo di Arte Contemporanea Pecci, altra grande opportunità per la nostra città.