L’estate non è solo la stagione del caldo sulla pelle e dei vestiti leggeri, del tirare tardi la sera e dell’acqua ghiacciata che scorre a rivoli sul mento. L’estate è quel periodo dell’anno in cui le nostre bolle domestiche perdono un po’ dei loro confini e si avvicinano l’una all’altra, traghettando nelle nostre vite odori, sapori e suoni provenienti dalle case vicine.
Nel paesaggio urbano centinaia di finestre, come occhi spalancati sul mondo, rimangano aperte a far passare fili d’aria o benefiche correnti fresche e tu sei lì, sul divano come sul letto, al tavolo o ai fornelli e le urla dei bimbi che giocano in giardino, improvvisamente entrano nel tuo salotto a far compagnia alla tv accesa o allo radio che trasmette una nostalgica hit degli anni ’80. Da quelle finestre si può guardare e ascoltare, ammirare o monitorare, sentendosi un po’ parte delle vite degli altri e loro parte della tua. In estate è più difficile trovarsi soli e soprattutto sottrarsi alla filiera di una routine condivisa.
Alla luce di tale considerazione, l’estate ci consegna milioni di accessi che per la stragrande maggioranza delle volte non consideriamo tali. Appare particolarmente curioso il contatto quotidiano con una parte di vita che difficilmente condividiamo con gli estranei o solo conoscenti, ma che è relegata alla sfera dei legami più intimi o vicini: il risveglio.
La notte particolarmente calda non lascia possibilità a tutti quei comuni mortali che non possiedono condizionatori, e l’unico modo per riuscire a non sudare anche la milza è lasciare la finestra aperta. A parte la luce che alle 5 del mattino entra violentemente a trafiggerti la giugulare se sei abituato a dormire su un fianco, c’è un fenomeno ancora più importante che merita un piccolo sprazzo di attenzione: le sveglie. I suoni che da una certa ora in poi scandiscono il risveglio degli abitanti del tuo palazzo, di quello del palazzo accanto, dei dirimpettai e in particolari condizioni di buona conduzione sonora, anche quello dei condomini della casa dall’altra parte della strada.
Con l’avvento della telefonia mobile abbiamo mandato in pensione la sveglia con il gallo, quella con il campanello e quella con la radio incorporata tanto cara ai dormiglioni degli anni ’90. Adesso, un buon 70% della popolazione occidentale (percentuale assolutamente casuale e non verificata) si sveglia con il telefono cellulare: si programma l’ora della sveglia, il tempo che deve intercorrere tra una pausa e l’altra, i minuti dal primo squillo preparatorio allo squillo effettivo in cui non ci sono più sconti da fare al proprio sonno, il volume ascendente, il vibrato, il formato dei numeri sullo schermo, la possibilità di averla spalmata su 24 ore o su 12 am 12 pm, il colore dei led che si illumineranno e sopratutto, sopra ogni particolare aspettativa, abbiamo a disposizione circa 280 tipi di suonerie differenti che ciascuno di noi può comodamente scegliere con un clic.
Inizi allora a fantasticare come ti piacerebbe essere svegliato e si può dar sfogo ad una fantasia dietro l’altra; dalla voce registrata della mamma alla fanfare dei carabinieri, dalle tagliatelle di Nonna Pina alla versione metal dell’inno nazionale. Una vera panacea per soddisfare un bisogno emotivo assolutamente prioritario, perchè come si dice, scendere il letto con il piede giusto migliora tutta la giornata. E allora perché non dare sfogo alla fantasia, alla creatività che la tecnologia sviluppa nell’uomo moderno. Ognuno la sveglia che preferisce, ognuno pronto a gettarsi nelle braccia del giorno con la colonna sonora che più gli si confà…milioni di squilli e canzoni librano nell’aria calda del primo mattino e diventa tutto una grande orchestra che magistralmente rompe le barriere del suono per giungere dritta a quella parte del cuore che fa contatto con i timpani.
E dopo giorni senti che la sveglia del vicino è un po’ anche la tua e che la tua forse è un po’ anche la sua, ti lasci cullare dal sollievo quando il suono è seguito da rumori di passi e da un sottile brivido di ansia se Bocelli continua a cantare a distanza di cinque minuti la solita strofa. E così tutta questa grande famiglia metropolitana si sveglia, danzando sulle note dell’ultima compilation di Ibiza e o sulla versione midi della cavalcata delle valchirie.
E poi succede che, tra il sonno e i numerosi mojto della sera prima, arrivino alle tue orecchie i suoni di una sveglia nota, conosciuta (e da maggio che la senti) e allora apri gli occhi e davanti c’è un treno che sta miseramente partendo senza di te, crolli da letto e mentre sei per terra, ricoperto del lenzuolo che ti sei tirato dietro, scopri che è la sveglia di quello del piano di sopra che lavora a turni che sta’ settimana fa la mattina!!
E’ l’estate e io l’adoro. Ma facciamoci un favore. Se proprio dobbiamo svegliarci insieme, almeno sincronizziamoci!
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