C’è bisogno di nuovi spazi, c’è bisogno di collaborazione. Lo impone la rete. Lo impongono le nuove professionalità sorte grazie al web e che fanno della condivisione – di competenze, esperienze e idee – il proprio punto di forza e della collaborazione la propria garanzia di sopravvivenza. E se il web è collaborazione, condivisione, dialogo, anche i metodi di lavoro sono destinati a modellarsi su queste nuove esigenze. Come prima, meglio di prima.
Coworking: condividere lo stesso ambiente di lavoro. Se ne fa un gran parlare ovunque. Prima oltreoceano, dove da anni non solo sopravvivono esperimenti di un certo livello, come quello di HeraHub a San Diego, ma se ne discute davvero come una cosa seria. E poi anche qui da noi, in Italia, dove le prime strutture di servizi per il coworking sono comparse già da qualche anno e adesso cominciano a conquistare anche le pagine dei giornali.
Nei giorni scorsi è arrivato anche il primo motore di ricerca italiano per spazi del genere. Si chiama Coworkingfor e recita “Trova uno spazio in coworking dove vuoi“. Prato non c’è, anche se questo non significa che in città non ci siano esempi di spazi condivisi da professionisti. Funziona come un trova prezzi, tanto per capirci. Si cerca la città e per ogni azienda che offre i propri spazi sono indicati il prezzo di una scrivania al giorno, promozioni, servizi aggiuntivi, foto e molto altro ancora.
A Pisa invece, tanto per rimanere in Toscana, ha aperto da pochi giorni Talent Garden Pisa (Tag Pisa). Uno spazio di oltre 400 metri quadrati, aperto 24 ore al giorno, che può ospitare fino a 48 professionisti. Fa parte di un network con sedi già aperte a Milano, Bergamo, Brescia, Padova, Genova e Torino. In questo caso il concetto di coworking è ancora più limato e messo a fuoco. Si legge sul sito:
Talent Garden non è solo un Co-Working, piuttosto è un Passion Working cioè un ecosistema dove menti brillanti e creative, piene di entusiasmo e di passione, di coraggio e di fantasia, possano aiutarsi e competere allo stesso tempo; sfidarsi e collaborare, confrontarsi e contaminarsi in modo “naturale”.
In Italia però si pensa al coworking già dal 2008. La rete Cowo, con sede sparse in tutto il centro nord, è quella che forse meglio rappresenta questo nuovo modo d’intendere il lavoro nel nostro paese. Ci sono anche due piccole filiali fiorentine, per esempio. Piccoli spazi che possono accogliere un numero limitato di professionisti ma che al contempo posso garantire un prezioso punto d’appoggio. Diverso invece il discorso di un’altra ben conosciuta realtà fiorentina: il Multiverso, spazio dedicato esclusivamente a professionisti che lavorano nel settore della comunicazione e dell’arte.
Poi c’è Prato, con il suo potenziale d’innovazione da rispolverare, con i suoi sterminati quartieri industriali svuotati dalla crisi, con quasi cinquecento, silenziose aziende ICT e con la necessità, soprattutto, di imboccare strade che puntino dritte alla ripresa. Ecco, se c’è una città che potrebbe dire la sua anche in questo campo forse quella è proprio Prato, una città piena di spazi da riqualificare. Magari per favorire la collaborazione tra aziende e agevolarne la nascita di nuove. Oppure per fornire spazi e servizi ai lavoratori del futuro.
Qualche esempio americano: Coworking con grande personalità – Coworking molto trendy