Ho atteso un giorno in più per scrivere queste parole.. paradossalmente il giorno in più nel quale è avvenuto l’attentato alla maratona di Boston.
Abbiamo assistito neutrali la scorsa settimana alla continua propaganda per la morte di Margaret Thatcher, seguita da altre perdite. Qui a Londra è divenuta un fenomeno da baraccone, dove ogni commediante o burlone ha trovato spazio per acclamare se stesso nella veste del simpatico di turno. Sono state organizzate parate anti-funerale, vignette di ogni sorta, proteste.. un funerale di stato (domani 17 Aprile Nda) che si narra verrà a costare tra gli 8 e i 10 milioni di sterline, quando l’ultimo taglio alla spesa pubblica era stato proprio di 11.6 milioni. Cifre grosse. Cifre che fanno pensare al valore della morte e dell’operato di un funzionario pubblico al governo. Contemporaneamente, al cinema Ritzy di Brixton, nella piazza centrale vicino alla stazione, le insegne che generalmente trasmettono la lista dei film in programmazione erano state sostituite con ‘Margaret Thatcher is dead, LOL – Equality is the key – Yuppies out – Love Riot’ o striscioni con ‘The bitch is dead’.
Nel fine settimana un’altra morte ha toccato il panorama del mondo rock alternativo: Chi Cheng, bassista dei Deftones, in coma da 5 anni per un incidente d’auto in California, è morto per infarto. E questo è solo uno dei principali bollettini di guerra della settimana scorsa.
Quante morti ho dimenticato? Quanti deceduti dovrei ancora aggiungere affinché ogni lettore possa essere soddisfatto del mio operato? Quante guerre inutili e vite spezzate sto tralasciando in onore del sensazionalismo giornalistico?
Quanto è necessario al giorno d’oggi sapere il nome e vedere la faccia del bimbo di 8 anni morto all’arrivo della maratona di Boston? Avete letto il nome suo e del padre? Ve lo ricordate ancora?
Questo è prestarsi alla strumentalizzazioni giornalistica da tre soldi, senza guardare aldilà dell’evento in se e cercare una soluzione perchè non accada di nuovo. Ogni tragedia viene esposta in maniera sistematica affinchè se ne parli, si possa estrarre ogni lacrima virtuale dall’ascoltatore e poi venga riposta nel dimenticatoio dopo qualche giorno, in attesa di una nuova tragedia da cui trarre profitti di ogni tipo. Questo processo avviene metodologicamente dalla creazione dei media nel secolo scorso, dove si cerca il palliativo sensazionalistico momentaneo anzichè la soluzione definitiva. E’ così’ difficile rendersene conto? Dire di no per una volta? Sono state giustificate guerre inutili e dannose – e purtroppo lo saranno ancora – usando questi meccanismi populistici di bassa lega.
La morte rientra in un processo naturale almeno quanto la vita stessa, non si può accettare l’una senza l’altra. Scontato? Rileggiamo le informazioni precedenti in una chiave diversa. Margaret Tatcher, 87 anni, muore. Cosa ci si poteva aspettare da una donna di quell’età? Nessuno vuole screditare il valore della vita, come molti perbenisti potrebbero pensare, ma è necessario riportare anche il valore della morte al proprio livello d’importanza, per non incorrere in enormi fraintendimenti che sfociano in estremismi inutili.
La morte è relativa all’importanza personale che ognuno da al soggetto o all’evento in questione. Se la collettività decide di belare dietro al fenomeno del momento, avremo un fuoco d’artificio della durata di due, tre giorni – come sempre. Se l’animo umano si unisce nel cercare alternative, avremo legna da ardere per mesi e anni.
Essere persone di profonda cultura e assoluta semplicità, come insegnava Padre Puglisi, prete ucciso dalla mafia siciliana nel 1993.
Volete la rivoluzione? Fate la rivoluzione. Cominciate dal carrello della spesa e da ogni volta che tirate fuori il portafogli. Usate meno plastica possibile, usate la bici, ricordatevi che un incontro umano vale 100 volte più di ogni mail virtuale, ascoltate tanta musica, camminate a piedi scalzi. Glorificate i vivi, non i morti che non possono più darvi contro, a costo di essere incompresi dai più.
E tornando alla nostra Prato, due settimane fa è venuta a mancare un’artista che aveva portato il colore della sua Spagna tra i nostri locali .. quei locali troppo spesso governati dalle mode del momento, che sanciscono tristemente l’avvento e la chiusura anticipata di tante attività degne di essere chiamate tali. La voglio ricordare, perchè la mia chitarra ebbe la fortuna di collaborare con la sua danza ed il suo carattere forte e passionale. Sostenere sempre chi costruisce e propone qualcosa di concreto e positivo.
‘Non parlare male dei morti? Le persone non diventano migliori quando sono morte, sei solo tu che ne parli come se lo fossero. Non è vero: se eri una testa di cazzo da vivo, lo rimarrai da morto’.
Lemmy Kilmister, Motorhead