I Marlene Kuntz sono una delle band di culto del rock italiano fin dal 1994, quando con “Catartica” cambiarono completamente la scena musicale e dimostrarono che era possibile miscelare noise e poesia cantando in italiano.

Arrivano a Prato venerdì 22 marzo, a Officina Giovani (piazza Macelli 4) in un’inedita formazione in trio. Abbiamo fatto due chiacchiere con Luca Bergia, batterista e fondatore della band insieme a Riccardo Tesio. Sul tour, sul nuovo album e molte altre cose.

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Per la prima volta in carriera andate in tour in trio (Cristiano Godano chitarra e voce, Riccardo Tesio chitarra, Luca Bergia batteria), da dove nasce questa idea?

“L’ipotesi del trio ci frullava in testa già da un paio di anni, c’era stato dato questo suggerimento da Fabio Scucchi, che curava i nostri tour all’epoca e adesso abbiamo raccolto il suggerimento anche perchè ci sembrava stimolante e affascinante suonare in contesti diversi rispetto a quelli che ci hanno visto in tour nell’ultimo anno (tour elettrico nei club ndr)”.

“Abbiamo deciso di metterci a nudo e non eravamo nemmeno troppo sicuri che la cosa avrebbe funzionato per via dell’assenza del basso; invece dopo queste prime date devo dire che la risposta del pubblico è splendida, anche la gente che ci ha visto tante volte live resta sorpresa ed è il complimento più bello che ci possano fare dopo 20 anni di carriera”.

“Noi ci mettiamo in gioco ed è stato bello anche allestire lo spettacolo non sapendo precisamente dove saremmo andati a parare: pezzi del repertorio reinterpretati in chiave acustica, ma anche pezzi elettrici che “spingono” e poi scritti di Cristiano che ci permetteranno di dar vita a momenti di reading. E’ molto “vero” come spettacolo”.

Che sensazione dà da musicista sonorizzare dei reading? E qual è la reazione del pubblico a queste parti del live?

“Dal punto di vista del musicista la cosa bella delle sonorizzazioni è la totale libertà artistica. Su certe immagini è ovvio che bisogna seguire la drammaturgia del racconto o del film (i Marlene hanno sonorizzato anche il film muto “La signorina Else”; ndr) su cui stai suonando, fornire un certo impatto emotivo, ma per il resto sei totalmente libero”.

“Per quanto riguarda la risposta del pubblico la cosa notevole è ottenere la totale attenzione e il silenzio anche nei piccoli club oltre che nei teatri, veramente una sensazione splendida”.

Sempre riguardo ai reading, tu assieme a Davide Arneodo avete girato l’Italia per due anni sonorizzando un racconto di Tiziano Scarpa, “Lo show dei tuoi sogni”; adesso che sta per uscire l’e-book (Einaudi, collana “Quanti”) che condensa questa esperienza, ti va di raccontarla anche a noi?

“E’ stata una bellissima esperienza, nata dalla mia conoscenza con Tiziano Scarpa a cui un giorno ho semplicemente chiesto se gli andava di fare qualcosa insieme; ho coinvolto Davide e poi nella sala prove dei Marlene abbiamo messo su lo spettacolo, per cui Tiziano ha scritto appositamente il racconto. Non sapevamo come si sarebbe sviluppato ma è stato splendido l’incrocio di esperienze tra uno scrittore ironico e raffinato come Tiziano e due musicisti come me e Davide; forse ne è uscito fuori qualcosa di più di un semplice reading perchè siamo riusciti a trovare un modo per interagire sul pezzo e poi grazie alla regia di Fabrizio Arcuri, che ci ha dato una mano, gli abbiamo dato un taglio da vero e proprio spettacolo teatrale”.

Tornando al tour con i Marlene, suonerete live Monna Lisa? E in ogni caso qual è il rapporto dei Marlene con un artista come Ivan Graziani e com’è stato “marlenizzare” un pezzo come Monna Lisa?

“Guarda non la suoniamo in questo tour perchè è un pezzo da band completa, in un prossimo tour in band vedremo; per quanto riguarda il rapporto dei Marlene con Ivan Graziani, ha fatto parte dei nostri ascolti e devo dire anche che tra i vari cantautori nell’ultimo decennio lui non ha avuto molta visibilità; quando il figlio, Filippo Graziani, ci ha proposto il progetto abbiamo subito aderito e abbiamo individuato in “Monna Lisa” il pezzo giusto per noi. E’ stato poi molto bello per noi che lo stesso Filippo sia rimasto positivamente colpito dalla nostra versione”.

Ho letto che Gianni Maroccolo, dopo aver sentito i provini del vostro prossimo disco, ha scritto sul suo profilo facebook: “mio Dio che bellezza! Vena creativa assoluta, bei suoni, gran bei pezzi e il Fuoco Sacro di un tempo […] Ho la netta percezione di aver ascoltato gli embrioni di un disco importante.” Ci puoi anticipare qualcosa?

“Mi fanno molto piacere le parole di Gianni; noi in questi mesi di tour abbiamo sempre continuato a lavorare sui pezzi nuovi e credo che verrà fuori un gran bel disco. E’ difficile parlare di quello che sarà, dal prossimo mese saremo in studio a registrare. Posso dire che sarà un disco molto “marleniano” e con tutto un suo mondo molto particolare”.

Visto che in questo tour tornate a suonare in teatri o luoghi comunque intimi come già avevate fatto in qualche tour precedente, qual è la dimensione che più si addice o comunque la preferita, se c’è, per i Marlene, quella del teatro o del club rock?

“In realtà, e ti assicuro che non è per dare una risposta diplomatica, sono due ambienti diversi che per diversi motivi sono entrambi affascinanti: nei club hai il contatto diretto con il pubblico, il quale reagisce in maniera immediata ed è gratificante, per dire, nelle parti più “impetuose” vedere tutti che saltano; nei teatri la situazione è diversa, tu non sai bene quanto lo spettacolo arrivi alla gente perchè non hai l’impatto “fisico” del vederli saltare, te ne rendi conto solo alla fine. Sicuramente il teatro per la dimensione dell’ascolto è più idoneo ma sia i teatri che i club sono luoghi “magici” per motivi diversi”.

Alessio Gallorini