In un paese ancora senza governo e senza Papa, Prato ha appena passato una settimana coi fiocchi. Quella in cui lo scontro tra Regione e Comuni per la pista parallela di Peretola ha raggiunto il suo apice, quella in cui è riemerso il rischio di perdere lo stadio se non verrà messo a norma e quella in cui esercizi commerciali e figure cittadine più o meno note hanno annunciato di volersene andare in un altro quartiere o in un’altra città. Senza considerare i soliti furti, le rapine, i suicidi, le frane e le buche che non possono essere sistemate e una pioggia che non sembra volersene andare.
Insomma, ci sarebbe di che deprimersi. Ma forse un paio di segnali positivi in mezzo a questo grigiore si trovano. Il primo, e più importante, è quello del cinese che ha trovato la forza e l’indignazione giusta per denunciare il proprio datore di lavoro e le condizioni disumane in cui era costretto a lavorare (un euro l’ora, 16 ore al giorno). E’ successo giovedì scorso ed è la prima volta che accade.
Venerdì scorso poi, nel giorno della festa della donna, dodici imprenditrici pratesi di successo sono state premiate da Cna, Confartigianato, Confesercenti e Unione Commercianti. E’ il lato femminile della Prato che funziona ed è sempre più numeroso.
Per il sole invece non c’è altro da fare che aspettare. Manca poco.