Se in mezzo non ci fosse stata l’ultima infuocata settimana di campagna elettorale, il blog curato da Malia Zheng lanciato dal Tirreno (link) qualche giorno fa sarebbe stato al centro di tutte le attenzioni che merita. Perché è la più interessante operazione culturale che un quotidiano abbia pensato negli ultimi anni a Prato, una città dove la comunità cinese è più che ben rappresentata. Esagerato?
Malia Zheng ha 25 anni, è nata a Prato, è laureata in Media e Giornalismo ed è appena tornata da Pechino dopo un anno di studio. Un viaggio, fatto da cittadina italiana, in cui ha studiato anche il cinese, perché tanti giovani pratesi come lei, nata all’ombra del Duomo da una famiglia proveniente da Wenzhou (Cina), hanno qualche problema con la lingua del proprio paese d’origine. Fa parte di quella cosiddetta “seconda generazione” (link) il cui punto di vista, sulla vita, su Prato e su tutto il resto, ha raccontato due anni fa con “wgrproject” (wgr è l’acronimo di wài guó rén, che in mandarino significa “straniero”), un reportage giornalistico (link) realizzato insieme all’amica e fotografa pratese Agnese Morganti.
Lo scorso 14 febbraio poi, proprio nel giorno del suo compleanno, si è raccontata a fondo sul “Fatto quotidiano” (link), in un articolo firmato da Erika Farris.
Le piccole storie che Malia Zheng racconta sono importanti. Parlano di Prato da un punto di vista che non può essere ignorato o liquidato con sufficienza. Parlano del futuro multiculturale della città. E scavano una prima e duratura breccia nel muro che da sempre divide pratesi e cinesi.