In alto i cuori: gli “Edipo e il suo complesso” sono di nuovo tra noi. A più di vent’anni di distanza dal loro primo album “Pura Lana” (1990) e soprattutto da “M’è morto il gatto”, successo cantato sulla musica di “With or Whithout you” degli U2 che sbancò in radio ma non finì nell’album per problemi con la casa discografica degli irlandesi, riecco i cinque pratesi con un ponderatissimo secondo album dal titolo emblematico e ironico al tempo stesso: “Non è un paese per giovani”. Gli “Edipo e il suo complesso” forse sentono il passare del tempo, così come i loro amici e fans che per due decenni hanno invocato il bis discografico, ma non hanno certo perso lo smalto, l’ironia e quella sfrontatezza che li ha sempre contraddistinti.
Fabio Fantini, il cantante degli “Edipi”, racconta che alla fine ci hanno ripreso gusto: è per questo che i pratesi potranno ricordare il 2013 come l’anno dell’uscita del loro secondo album. “Quando abbiamo suonato al museo Pecci per il Festival delle Colline la prima volta (2011 ndr) – dice – ci siamo accorti che ci piaceva ancora suonare tutti insieme e che forse dovevamo rimettere mano ai brani mai usciti e anche agli altri che bollivano in pentola ormai da tempo”. La decisione l’hanno presa però lo scorso anno, quando anche il secondo concerto al Pecci andò tutto esaurito. Così “Non è un paese per giovani” è un elaborato miscuglio di vecchie tracce riarrangiate e nuove composizioni.
E non mancano le sorprese. Dalla splendida “Signore di Scandicci”, filastrocca di Gianni Rodari musicata poi da Sergio Endrigo, alla canzone col titolo più lungo e il testo più corto della storia della musica (impossibile riprodurlo in questa sede ndr), fino ad arrivare a “Le fans”, un vero e proprio lamento d’amore rivolto a tutte le donne che seguono con passione gli “Edipo e il suo complesso”. C’è dell’altro però ed è qualcosa che traccia il filo conduttore di tutto l’album. Ci sono due canzoni per esempio, “Ti odio Bettina” e “Stanca”, che idealmente sono la stessa canzone a vent’anni di distanza. “Bettina faceva parte di “Sforzo rock prolungato”, la prima cassettina che registrammo, e parla di un uomo innamorato di una donna un po’ sadica – racconta Fantini – l’altra invece è recente e descrive la condizione di un uomo alle prese con una donna che è sempre stanca: diciamo che col tempo, posta la perenne condizione di sottomissione che l’uomo tiene con la donna, in realtà non è cambiato niente: siamo solo passati dalla tortura fisica a quella psicologica”.
E così via, passando per “Siamo sei porcellini” fino ad arrivare a “Vogliamo bene alle anguille”, un brano tutto da scoprire che i cinque pratesi hanno scritto due decenni fa e che per l’occasione hanno “ripreso e riarrangiato come se fosse un’opera rock”. E poi c’è quella che potrebbe essere la chiave di tutto l’album. Si chiama “La danza del ventre” ma non parla di sensuali vedo/nonvedo. Parla di addominali e di tempo che avanza. “Una canzone che è il rifiuto degli standard imposti dalle palestre – spiega Fantini – perché l’addominale in realtà mica esiste, è stato creato a tavolino”. E gli “Edipo” la suonano a tutto volume. E ascoltandola ti accorgi che il tempo è che come se si fosse fermato.
Il disco “Non è un paese per giovani” (distribuzione Audioglobe) è già disponibile negli store digitali mentre arriverà nei negozi di dischi la prossima settimana.
Gli “Edipo e il suo complesso” stanno registrando il video di “Stanca” insieme al regista Marco Limberti. Sarà pronto per la metà di marzo.
La prima data ufficiale è prevista per il 6 aprile al Politeama, all’interno di “Un Prato di libri”.
LA STORIA
1988 – 1992. Edipo e il Suo Complesso nasce a Prato per caso il 6 gennaio 1988. Nell’intenzione deve essere un gruppo destinato a vivere una sola sera: un concerto per salutare il bassista che parte militare. Ma le cose vanno diversamente: il gruppo continua a suonare durante le licenze del milite, registra una cassetta (altri tempi, altri supporti!) e comincia a diffonderla a tappeto tra amici, parenti e concorsi vari. La cassetta contiene quella “M’è morto il gatto”, che, sulla musica di With Or Without You degli U2, narra delle tristi disavventure di un gatto schiacciato da un tir. La cassetta arriva a Controradio e in breve diventa un piccolo caso: la radio inizia a passare il pezzo del gatto, e poco dopo a Firenze e dintorni la cantano tutti. Sull’onda dell’entusiasmo il gruppo fa il suo primo concerto ufficiale, che vede oltre mille paganti. Siamo al 31 marzo del 1989.
Come nelle favole, arriva il contratto discografico. Bisogna correre, si deve realizzare di un album che, oltre a “M’è morto il gatto”, contenga le altre perle dal gruppo composte, quali ad esempio “Non sono in vena”, storia d’amore tra un virus e un globulo rosso, lo ska di “Ada” e una versione in puro Litfiba-style della sigla di “Jeeg Robot”, pezzo che ha generato non poche leggende urbane (“ma era Piero Pelù che cantava Jeeg?”)
Ancora come nelle favole, arriva la strega cattiva che guasta la festa: in seguito a una richiesta di autorizzazione inviata dalla PolyGram forse per eccesso di zelo, arriva una lettera di diffida da parte delle edizioni musicali del gruppo irlandese a incidere la cover con il testo in pratese. Il disco quindi esce lo stesso, ma senza gatto. L’album si chiama “Pura Lana”, e le prime mille copie sono avvolte in una vera copertina di lana. Siamo nell’ottobre 1990.
Il gruppo continua a suonare dal vivo in tutta Italia per un altro paio d’anni e si diverte una cifra. Apparizioni a sorpresa in radio, TV, serate benefiche. Poi inizia a registrare il secondo disco, ma qualcosa inizia ad andare storto. Le registrazioni rimangono a metà, il progetto di uno spettacolo teatrale naufraga, il gruppo si scioglie. Siamo nel novembre 1992. Il resto è tutto da scrivere.